‘Primavera di grazie ancora canti/Fanciulli e ciliegie nel giardino,/Tra ghirlande di passeri affamati/Nati dal cielo al di là dei muri./Il gatto bianco dorme tra le siepi,/Sogna nel sole docili farfalle,/Lucertole verdi e più veloci./ E tu racconti a Chiara la menzogna/Che ti fece nei giorni dolce madre./Conquistiamo la vita in una tregua/Illusa di memorie e di speranze.
Ecco, salutiamo la primavera che arriva con una bella e dolce poesia di Piero Mirti (1930-1996). Avvocato, Politico Giornalista , Scrittore, ma soprattutto vero Poeta, forse uno dei maggiori intellettuali assisani più importante per Assisi nella seconda metà del Novecento, nel suo essere cittadino appassionato, protagonista della vita politica della città, e autore di versi bellissimi, come questi tratti dalla raccolta ‘Madre di Pietra’, Editrice Volumnia, Perugia, 1989. Qui ogni parola è esatta , cristallina, entra in relazione con le cose e le ama, rendendole vive anche per noi. Come non sentire il profumo di questa stagione tra i fanciulli, le ciliegie nel giardino, il gatto, le lucertole dei nostri meravigliosi orti, la figlia Chiara, con un ritmo scandito dall’anima. Chi non ha provato abbandoni del genere? Per questo la poesia ci aiuta, con la bellezza e il fulgore di poche insostituibili parole cattura l’inesprimibile che talvolta ci prende alla gola e ci commuove. Tutti gli scritti di Piero Mirti andrebbero raccolti e ripubblicati in una edizione importante, il poeta è di valore assoluto. Lui , antico esempio di intellettuale impegnato in politica, pigro sedentario passeggiatore nottambulo per i vicoli assisani, o per le strade silenziose fuori le mura. Cantore delle ombre della notte, dei silenzi arcani, con una parola poetica che tocca vertici di suprema leggerezza e delicata malinconia. Negli ultimi anni della sua vita,’uomo che esprime la sua protesta, chiara ed aperta, per il degrado materiale e spirituale della città’. Chissà cosa direbbe oggi di Assisi, diventata nella disattenzione generale un unico e diffuso luogo di appartamenti e case affittate a turisti bed and breakfast, avidi soltanto di prodotti tipici ed enoteche vere o presunte. Comunque, aveva già denunciato con spirito profetico, che ‘La città è divenuta più povera e più sola. Quelli che restano continuano a scavare per divorarla. Quelli che passano s’accontentano di consumarla come simbolo di una artificiosa felicità. Quello che è stato, quello che abbiamo visto, o creduto di aver visto, non c’è più? Non lo so’. Ma , nonostante tutto, qui, in questo luogo, in questa gabbia d’oro, come lui ‘Conquistiamo la vita in una tregua/Illusa di memorie e di speranze’, e come lui pensiamo:’ Quando passeggio per i vicoli della mia città, nel suo cuore misterioso, dove andiamo come i gatti a nascondere il nostro dolore, e torno con il pensiero a quello che era Assisi ai tempi della giovinezza, intatta e incontaminata, prima che le mani barbare dei mercanti la violentassero, mi convinco che non sia stata una occasione perduta, ma una vera scelta. Ho scelto….la Gabbia d’oro. E non ho rimpianti, perché non avrei saputo vivere, soffrire e morire in nessun altro luogo della terra, anche se sono stato condannato ad assistere inerme al degrado di Assisi, che ogni giorno sprofonda sotto i miei occhi in un mare morto di sabbie’. Un consiglio: trovate il tempo per passeggiare nei vicoli di Assisi, scoprire i suoi scorci, e magari portatevi dietro i versi di Piero Mirti. Sarete colti da una improvvisa felicità, da un senso di infinita gratitudine.