Il 2026 potrebbe essere un anno importante, di svolta per Assisi. Nono centenario della morte di San Francesco a cento anni da quel 1926 che secondo molti ha impresso un’accelerazione importante, un cambiamento forte alla Città.
E’ necessario fermarsi a ragionare dove siamo andati a finire, passo preliminare che ci consentirà (forse) di progettare dove andare in futuro. La città dopo lo slancio prodotto dalle opere e dalle celebrazioni del 1926 di fatto ha seguito un percorso inerziale, spontaneo, determinato principalmente da un adeguamento, tutto sommato miope, ai bisogni primari della società cittadina. E siamo arrivati a oggi.
Assisi Mia, grazie alla riflessione del più giovane dei nostri collaboratori, Giacomo Buzzao, pone una questione decisiva: quella dell’overtourism. La città si riempie di turisti e si svuota di residenti. Si fanno calcoli sulle presenze, sugli arrivi, sulle permanenze medie di visitatori e si tralasciano quelli sui flussi demografici, trascurando che 1000 residenti in più 365 giorni all’anno fanno 365 mila presenze, ovvero tanta vita sociale in più e alla fine anche tanti soldi in più. Cambierebbero il commercio – avremmo meno souvenir e più negozi di abbigliamento, ferramenta, generi alimentari – le relazioni umane, le dinamiche culturali, ne trarrebbe sicuro vantaggio la vita quotidiana non solo dei residenti, ma anche dei visitatori. Perché non piace ai turisti trascorrere le proprie vacanze in luoghi pur belli dal punto di vista ambientale e culturale, ma impalpabili, improduttivi socialmente.
Ma quello dell’economia è solo uno dei temi. Vi sono altre decisive questioni: la gestione del territorio e il rispetto dell’ambiente, lo spopolamento dei centri storici, la connessione fisica e culturale fra le varie realtà urbane del comune, i servizi a favore di infanzia e terza età e più in generale la qualità della vita quotidiana.
Abbiamo urgenza di metterci a pensare quale città vogliamo ora e soprattutto quale città vogliamo lasciare alle future generazioni. Di solito spetta alla politica promuovere il confronto e lo scambio delle idee, elaborare ragionamenti e progetti, ma di questi tempi i partiti e movimenti politici sembrano bloccati, afflitti da una sorta di paralisi creativa e di senso. E quindi spetterà ai cittadini, certo insieme alle istituzioni, pensare al 2026, avviare il decollo, alzare i piedi e i cervelli da terra.
Si dice spesso che non si riescono a fare opere, infrastrutture, organizzare servizi, perché mancano i soldi. A guardar bene i finanziamenti si trovano, ma prima bisogna pensare e progettare. Le idee hanno spesso la magica proprietà di attirare denaro.