E’ Natale, come in questo quadro incantato di Norberto, il famoso pittore umbro. Qui abbiamo le sue architetture verticali ispirate da Giotto e da Assisi, fatte di tetti e pietre medievali, una antichità ideale che ci attrae più della realtà, sospesa nel bianco di una neve che è la neve perfetta della nostra infanzia. Le finestre con ombre lunghe e scure accrescono il silenzio del paesaggio, oltre le nostre barriere di uomini moderni confusi e rumorosi. Ci insinua i sentimenti della Purezza , del Candore, della Pulizia e dell’Ascesi, ci commuove con la pacata gioia di Francesco e i suoi frati. In lui c’è il senso di una terra, la nostra, il sentimento di una umanità migliore, si dà valore universale a poveri oggetti e semplici paesaggi, che di colpo non ci paiono più immobili e inutili nel fluire misterioso del tempo, ma attimi eterni,tasselli di un disegno ulteriore, con uno sguardo amoroso capace di dare verità e senso alle briciole sparse sul tavolo inclinato dell’esistenza. Norberto, lanciato da Zavattini negli anni settanta, amatissimo da Michelangelo Antonioni, che gli fu amico e collezionista dei suoi quadri, per alcuni decenni celebre in tutto il mondo con la pittura ‘Naif’. E’ soprattutto nel mondo antico, in verità, che devono essere ricercati i padri putativi di Norberto: da Giotto, come dicevamo, continuamente ammirato nella basilica di San Francesco ad Assisi, a Perugino e Pinturicchio. Ma nelle sue opere esibisce anche una serie di elementi proprio della pittura degli anni Venti del Novecento in Italia, assonanze con Rosai , Sironi e Campigli, a cui andrebbero aggiunti alcuni autori della Scuola Romana, come il nostro Francalancia, per l’influenza esercitata dal robusto impianto tonale. Il Medioevo fa da sfondo fisico, temporale e spirituale ai dipinti dell’artista. E’ una categoria dell’anima , che ha il merito di aver conseguito la perfetta equazione tra uomo, Dio , natura. Il Medioevo metafisico di Norberto è il migliore dei mondi possibili, e Francesco D’Assisi è il suo più alto modello morale e intellettuale: la vita va spesa lodando la meraviglia del creato e le gioie della comunione con Dio. Se si è capaci di tanto, se si riesce a vedere la bellezza delle cose nella loro ‘ povertà’, nella loro essenza divina che non ha bisogno di ornamento alcuno, allora si può intendere il segreto della natura, si può parlare con gli uccelli e rabbonire il lupo cattivo. Ma quella di Norberto era proprio un’altra Italia, con ancora l’entusiasmo del dopoguerra, altri valori, sentimenti, sensibilità. Non è un caso che oggi la pittura Naif non piace e non interessa più, difficilmente siamo capaci di vedere la bellezza delle cose nella loro’povertà’. Il nostro Paese è cambiato, è cambiata la nostra città. Ecco, in questo tempo di Natale facciamo qualche pensiero su ciò che siamo diventati, proviamo a guardare a Francesco, alla semplicità del suo Presepe, al senso della sua Povertà, al Bambino ed ai bambini che siamo stati, creature meravigliose con occhi pieni di fiducia nell’avvenire. ‘Chiediamoci da dove viene quel senso di dolcezza infinita, quasi di casa, di capanna , di grembo che avvertiamo in noi quando ci poniamo a meditare su cosa significhi il Natale, una volta che lo si spogli d’ogni decorazione e lo si riconduca al vertice della sua umile e fulgida verità. E da dove ci giunge la percezione che accompagna tale dolcezza; la percezione per cui avvertiamo che solo nel Natale possiamo afferrare e conoscere quell’attimo decisivo della nostra esistenza, l’attimo iniziale, l’attimo cioè della nostra nascita, che altrimenti resterebbe per sempre chiuso nella mutezza dell’ombra e delle tenebre.