21 Dicembre 2018

Albero o Presepe?

Elvio Lunghi
Albero o Presepe?

Albero o presepe? È il basso continuo che dà ritmo alle prime settimane nel mese di dicembre, in vista dei botti scoppiati e dei tappi stappati nella notte di Natale, o meglio ancora di Capodanno. Per il solstizio d’estate il tormentone è la prova costume per i giorni di mare che verranno, pochi o tanti che siano e nonostante le sirene delle prove del cuoco nei canali televisivi. A ridosso del solstizio d’inverno, il 25 cade il compleanno di nostro signore Gesù Cristo, ma come si fa a festeggiarlo con un presepe? Che mette in scena un poveraccio, un profugo, in mezzo alla paglia in compagnia delle pecore. Senza casa, senza un posto dove dormire, senza nulla di decente da mangiare.
A casa loro! A casa loro! Venuto a spiare il benessere dei nostri salotti televisivi. O delle pubblicità porta a porta. Del compri tutto e paghi nulla, perché non
costa niente nell’Italia da bere, basta non pagare il worker. Il presepe fa tanto new poor. Non cambia biancheria tutti i giorni. Non la porta nemmeno firmata. Non la porta affatto, così fa prima quando se ne dà l’occasione.
L’albero invece è trendy, è giovane, è evergreen. Clean and green. Invecchia a 75 anni ma va in pensione a 62, così può godersi lo scampolo di vita che gli resta, a spese dei giovani che non ci sono. L’albero è pieno di luci, l’albero è pieno di doni, l’albero è celtico, è cool, è friendly, fa crescere il PIL. Il presepe, invece, sa tanto di pubblicità progresso. Di mense Caritas, roba per poveracci, gente mesta dall’aria triste o che si diverte con poco. “Buonisti un cazzo!” vien voglia di gridare. Il presepe è la nostra storia, il presepe siamo noi. Avanti buonisti. Buon Natale Gesù.

Elvio Lunghi

Insegnante pensionato non ha perso il vizio di raccontare storie

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