17 Maggio 2018

Ricordi sbocciavan le viole

Elvio Lunghi
Ricordi sbocciavan le viole

Oggi si vede un giardino dietro un vetro. Steli sottili con boccioli pesanti. E senza spine. Una rosa è una rosa è una rosa, ma se non ha spine che rosa è? Si passa tra pareti di vetro come dentro un acquario. Dietro il vetro non c’è un pesce rosso che ti guarda stupito, ci sei tu che guardi a bocca aperta un giardino all’inglese, il prato rasato, un plinto altissimo con in cima un uomo in vestaglia che accarezza una pecora, tutto intorno una fitta siepe di rose e dietro ancora un muro davanti al traffico che rumoreggia imitando il mare. Rose strane, come malate. Si dice che non fanno male, ma se non hanno spine son rose? C’è gioia dove non si è provata angoscia? C’è piacere se non si è spento il dolore? O è un ebete appagamento per non aver bisogno di nulla e di nessuno, al cospetto della buona letizia offerta a buon mercato dallo schermo televisivo.
Un giorno Francesco fu tentato dal diavolo e si gettò sulla neve in mezzo ai rovi. Faceva freddo ma i rovi diventaron rose, persero le spine e sbocciarono innumerevoli fiori bianchi e rossi. Subito un coro di angeli lo invitò a recarsi nella piccola chiesa, dove lo attendeva un pezzo di cielo. Francesco si trovò vestito di una veste che ignorava di possedere. Colse dodici rose rosse e dodici rose bianche e si avviò per una strada fatta di seta. Entrato in chiesa, depose le rose sopra l’altare e vide Gesù e Maria vestiti di fiori in mezzo ad angeli festanti. Anche Francesco vestiva un abito bellissimo. Vedendolo a terra, la regina di fiori gli chiese cosa desiderasse: «Voglio il perdono dei peccati per quanti entreranno in questo giardino!». La richiesta fu approvata per lo spazio di un giorno, di stella in stella dalla sera del primo agosto alla sera del due. Francesco doveva però recarsi a Roma e mostrare al papa i fiori sbocciati nel freddo gennaio, prima che le rose appassissero al sole di maggio. Colse allora tre rose rosse e tre rose bianche e s’incamminò verso Roma, portandosi dietro tre uomini vestiti da frati. Giunti davanti al papa, gli mostrò le rose e raccontò la sua storia: «Gesù e Maria siete la salvezza dell’anima mia». Il papa approvò annuendo. Scrisse ai sette vescovi delle sette principali città dell’Umbria: «Andate tutti in fila alla Porziuncola per le calende di agosto». Tornato a casa, Francesco costruì un pergolo di legno, vi salì in compagnia dei sette vescovi e annunciò al popolo il miracolo avvenuto: «Da oggi in poi le rose non avranno più spine e il leone dormirà con l’agnello».

Sembra una favola? Ricordi sbocciavan le viole, le rose stan lì senza spine.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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