21 Dicembre 2018

Progetto Assisi: la svolta in 10 anni

Carlo Cianetti
Progetto Assisi: la svolta in 10 anni
Beautiful view of St.Francis church in Assisi (Umbria, Italy), over a sea of fog at dawn, with hills and trees in the foreground

Dopo il terremoto del 97 scrivemmo che quella era una tragedia perché morirono 4 persone, ma che in termini materiali da quegli eventi distruttivi si poteva ripartire per rigenerarsi, per ripensare la città e il territorio, aprire una fase di confronto ampio fra cittadini, esperti e amministratori, per capire come ridisegnare l’urbanistica, l’economia, la socialità. Niente di questo è accaduto: l’amministrazione Bartolini ebbe il merito di gestire con diligenza la ricostruzione, arrivarono tanti miliardi di lire, ma si intervenne “a testa bassa”,ripristinando quello che c’era prima o recuperando immobili in malora.

Insomma niente di nuovo, talvolta sono state realizzate opere a casaccio, cioè senza sapere a cosa servissero, e in generale è mancata una visione.

Però non è mai troppo tardi. E l’attuale amministrazione comunale dovrebbe avere l’ambizione di aprire una fase, breve ma intensa, di confronto di idee per poi avviare un progetto-Assisi, da realizzare nel prossimo decennio.

La prima urgenza è quella abitativa. Una città senza abitanti è destinata al declino sociale, economico e turistico. Perché diventa una città di plastica, senza sangue e carne, dove tutto è un po’ finto: i negozi, le attività, le manifestazioni culturali. Se nelle piazze e nelle vie non si sente il respiro della gente che le abita, viene meno la dimensione esistenziale e peculiare di un luogo.

La seconda questione è quella sociale. Lo spopolamento porta ovviamente alla riduzione delle occasioni e dei luoghi di incontro. Ormai chi vive in Assisi, ma anche chi viene a visitarla come turista, ha solo pochissime possibilità di socializzare, di ragionare, di costruire idee e progetti.

I giovani, ma anche gli anziani, si ‘spalmano’ fra bar e panchine senza costrutto.
La terza questione è collegata alle prime due: il recupero di immobili inutilizzati. Nel centro storico ce ne sono almeno una decina di grosse dimensioni, di proprietà privata, rispetto ai quali sarebbero auspicabili interventi pubblici, che sappiamo essere assai complicati.

Ma l’amministrazione comunale potrebbe aprire un dialogo, magari proporre soluzioni pubblico-privato o quantomeno esperire la possibilità di intervento.

Poi – parlando sempre di luoghi inutilizzati – c’è un’area abbandonata, l’enorme buco nero delle inutili amministrazioni Ricci: il Puc di Santa Maria degli Angeli. Un’opera inutile quanto dannosa, realizzata perché c’erano i soldi e perché magari si pensava di alimentare l’economia edilizia locale. Su quell’area sembra calato il silenzio, ma qualcosa va fatto, perché i luoghi abbandonati diventano presto zone di degrado e di squallore.

E infine, si abbia il coraggio di trasformare questo comune in un territorio davvero smart: via le auto dai centri storici, incentivo della mobilità elettrica a tutti i livelli (a cominciare dalla mobilità condivisa), politiche ‘hard’ nella riduzione dei rifiuti, opere pubbliche a favore della socialità, da quelle sportive a quelle ricreative.

La difesa della salute e dell’ambiente deve diventare la priorità nella città di san Francesco.

Carlo Cianetti

Giornalista a Radio Rai, appassionato di Assisi, ha fondato questo trimestrale nel 1995 insieme a Francesco Mancinelli e Giovanni Bastianini

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