21 Dicembre 2018

Pier Paolo Pasolini: io sono sempre caduto da cavallo

Paolo Mirti
Pier Paolo Pasolini: io sono sempre caduto da cavallo

Esiste un legame profondo tra la Pro Civitate Christiana di Assisi ed uno dei più grandi intellettuali italiani del novecento: Pier Paolo Pasolini. La prima testimonianza di questo rapporto stretto tra il regista scrittore friuliano e l’associazione di volontari di ispirazione cattolica fondata da Don Giovanni Rossi nel 1939 è nota. Fu proprio infatti durante un soggiorno alla Pro Civitate che Pasolini ideò una delle sue opere cinematografiche più famose: Il Vangelo secondo Matteo.
Era il 1964 e Pier Paolo era venuto ad Assisi per un convegno organizzato dall’associazione assisana durante il quale venne proiettato Accattone. Nella foresteria della Cittadella trovò nel comodino accanto al suo letto una piccola copia del Vangelo e rileggendolo durante la notte l’artista maturò la convinzione di cimentarsi con un’opera tanto difficile quanto affascinante. Il risultato fu un film attraversato da un profondo sentimento di religiosità, secondo Martin Scorsese uno dei migliori che sia mai stato realizzato su un argomento religioso. Il secondo filo che unisce Pasolini alla Pro Civitate è una lettera. Il regista infatti poco dopo la realizzazione del Vangelo secondo Matteo tornò ad Assisi ed andò ad Assisi con l’adorata mamma nella Chiesa della Pro Civitate per la Messa di Natale.
Fu in quell’occasione che Don Giovanni gli chiese se desiderasse essere confessato.
L’artista rispose poco dopo indirizzandogli una bellissima lettera, una sorta di manifesto della sua poetica e della sua visione del mondo.” Caro Don Giovanni la ringrazio tanto per le sue parole della notte di Natale, sono state il segno di una vera e profonda amicizia. Quanto ai miei peccati, il più grande è quello di pensare in fondo soltanto alle mie opere, il che mi rende un po’ mostruoso e non posso farci niente. Sono bloccato – continua Pasolini – in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere. Forse perché io sono da sempre caduto da cavallo: non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti nella vita o molti miseri peccatori): sono caduto da sempre e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio”.

Paolo Mirti

Giornalista pubblicista è dirigente dell’area cultura del Comune di Senigallia. Nel 2007 ha pubblicato per Giuntina Editrice il romanzo storico “La Società delle Mandorle”. Nel 2016 ha curato per la Claudio Ciabochi editore la guida Assisi nascosta, camminando per la città di San Francesco.

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