È trascorso qualche decennio ormai da quando mi accadde un episodio che, a quel tempo, mi parve curioso. Lavoravo fuori ed avevo conosciuto da poco una persona, un collega simpatico e colto, nato e cresciuto in pianura padana. La simpatia fu reciproca e, come è d’uso in questi casi, altrettanto reciproca fu la voglia di sapere da dove venisse ciascuno di noi. Non è bello confessare che non ricordo più la sua esatta città di provenienza, ancor più perché invece rammento bene con quanta stupita meraviglia apprese che io venivo da Assisi. D’altro canto ogni assisano sa esattamente cosa significa andarsene in giro per il mondo avendo in tasca questo numero ad effetto: basta tirarlo fuori ed il risultato è quasi garantito. E se non è così (capita di rado, in verità), allora si compiange intimamente il poveretto di turno, di cui abbiamo appena misurato la crassa ignoranza. Non conoscere Assisi… che barbarie, da non credere! Ma questo può forse accadere in terre lontane e straniere, fra popoli lontani ed esotici, non certo in Italia dove ad Assisi, se non ti ci hanno portato in gita scolastica da ragazzino, allora ci sei venuto in pellegrinaggio con la parrocchia, o di passaggio verso il mare. E se proprio non ci sei venuto perché quel giorno avevi gli orecchioni, sai comunque perfettamente cos’è, dov’è e che prima o poi ti capiterà di andarci.
Il mio amico ad Assisi c’era stato, e più d’una volta, per l’arte e l’architettura anzitutto. Ne conservava un ricordo affascinato, e credo che fosse proprio ancora in preda a questo incanto quando mi chiese un po’ ingenuamente: ma davvero ci abitano delle persone? E io allora giù a spiegargli pazientemente che sì, certo che ci vivevano delle persone, une bel numero di persone con le loro vite, le loro case, scuole, ritrovi, feste e via raccontando. Lui mi parve vagamente convinto dalle mie parole, ma anche deluso che gli avessi rubato forse un po’ di incanto.
Mi è capitato più volte, nel corso degli anni, di rammentare quella conversazione, ed ho creduto di capire che lo stupore del mio amico fosse stato in fondo lo stesso che avrebbe mostrato se gli avessi detto di abitare a Pompei (gli scavi, intendo) o no, meglio ancora, come se gli avessi dichiarato di vivere a Gardaland o in un qualche altro luogo artificiale che finisce con “land”, vedete un po’ voi. Se non fai di mestiere il guardiano, in posti così non ci abiti, o ci lavori o sei un cliente.
Ne è passato di tempo da allora, ed ho completamente perso di vista quell’amico. Mi è però venuto in mente che se capitasse ad Assisi in un week end di alta stagione potrebbe girarsela in un finto trenino colorato: proprio come quelli con cui si visita Eurodisney. Chissà, magari potrei provare a spiegargli che Assisi è una città faticosa, che è comodo per le persone anziane e i bambini, che ha anche molto successo. Tutte cose vere, certo: ma sarà parecchio più difficile convincerlo stavolta. E ancora più difficile convincere me stesso.