21 Dicembre 2018

L’Annuncio a monna Pica della futura santità di Francesco

Paola Mercurelli Salari
L’Annuncio a monna Pica della futura santità di Francesco

Riferisce frate Nicola da Assisi: «La mia casa paterna era unita alla casa del beato Francesco. Mia madre mi narrò questo episodio. Mentre la madre del beato Francesco stava distesa sul letto, come sono solite fare le donne dopo il parto, e le donne del vicinato stavano intorno a lei, venne alla porta un pellegrino come per chiedere l’elemosina. Ma quando gli fu consegnata da parte della madre del beato Francesco una porzione di pollo, cominciò a pregare con insistenza e a dire che voleva vedere il neonato. Le donne tentarono di allontanarlo, ma quegli ripeteva che non se ne sarebbe andato senza avere prima visto il bambino. Allora donna Pica, la madre del beato Francesco disse: “Portategli il bambino perché lo veda”. Appena l’ebbe abbracciato disse queste parole: “Sono nati due bambini nello stesso giorno in questa via, questo e un altro. L’uno, cioè questo, sarà tra i migliori uomini del mondo, l’altro sarà un uomo pessimo” …».
L’Annuncio a monna Pica della futura santità di Francesco da parte di un angelo in vesti di pellegrino viene rappresentato per la prima volta da Benozzo Gozzoli a Montefalco nel 1452. Ad Assisi Giotto e compagni avevano iniziato il racconto per immagini della vita di Francesco dall’Omaggio dell’uomo semplice; prima
di loro il Maestro di San Francesco nella navata della basilica inferiore aveva cominciato con la Rinuncia ai beni paterni. In entrambe i casi l’accento era stato posto sulla manifesta santità di Francesco adulto e sulla esemplarità della sua vita terrena, vissuta a imitazione di Cristo.
Del resto è una fonte della seconda metà del Trecento, il De conformitate vitae B. Francisci ad vitam Domini Iesu di Bartolomeo da Pisa, a divulgare la testimonianza di frate Nicola, un racconto che in città doveva comunque essere ben noto e rinovellato in ogni casa.
Eppure nella basilica francescana bisognerà attendere la metà del Seicento per trovarne la prima, e unica, testimonianza dipinta. Tra la primavera del 1646 e quella successiva gli assisani Girolamo Martelli e Cesare Sermei, grazie un lasciato di Valerio e Ortensia Paci, rinnovano completamente la decorazione del braccio d’ingresso della chiesa inferiore. Con questo incarico i francescani conferiscono ai due pittori l’onere di completare il programma iconografico avviato con le Storie della Passione antistanti la cappella di Santa Caterina e il tema cardine dell’iconografia francescana, il parallelismo Cristo – Francesco, è eccezionalmente proposto attraverso il confronto degli episodi dell’infanzia.
All’Annunciazione e all’Adorazione dei pastori di Martelli, Sermei risponde sul lato opposto, dove gran parte del lavoro è perduto per l’umidità, con l’Annuncio a monna Pica della futura santità di Francesco da parte di un angelo in vesti di pellegrino, tuttora conservato, e probabilmente con la Nascita di Francesco in una stalla e il Battesimo del santo, episodi che, stante la confusione delle fonti, è possibile identificare grazie alla produzione grafica pervenuta e conservata nella Biblioteca Comunale di Assisi. Impiegando una soluzione analoga a quella usata da Martelli in controfacciata,
Sermei scompone l’Annuncio in due ovati, nel primo affresca il messaggero celeste, nel secondo un’anziana che lo accoglie, mentre due giovani levatrici assistono monnaPica.
Le Storie dell’infanzia di Francesco non lasciano echi nell’iconografia successiva; i cronici problemi di infiltrazioni in quella parete dovettero provocarne il rapido deterioramento, ma le evidenze grafiche conservate testimoniano di un ciclo studiato in ogni dettaglio e ci risarciscono in parte della perita di questa rara pagina di pittura seicentesca.

Paola Mercurelli Salari

È storica dell’arte del MiBACT; da assisana amerebbe conoscere tutte le pietre della sua città e con il tempo spera di riuscirci.

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