17 Maggio 2018

La Madonna delle rose di Viole d’Assisi

Paola Mercurelli Salari
La Madonna delle rose di Viole d’Assisi

Molteplici sono i significati della rosa. È simbolo d’amore e sacra a Venere, perché un cespuglio di rose bianche fiorisce dalla schiuma del mare al momento della sua nascita.
Nella tradizione cristiana la presenza di spine sullo stelo evoca quelle della corona intrecciata con i rami di euphorbia conficcata nella testa di Cristo Crocefisso; per questo è spesso associata alla Passione e al tormento dei martiri.
Generalmente, però, è attributo della Vergine:  “rosa senza spine” perché non toccata dal peccato originale; il suo gambo, infatti, se ne sarebbe ricoperto solo dopo la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden. Per questa valenza simbolica la Madonna delle rose è uno dei temi più diffusi nell’iconografia cristiana, noto attraverso due varianti: nella prima Maria o il Bambino tengono in mano il fiore, nella seconda la Vergine è seduta tra cespugli o sotto un pergolato di rose.
Nella chiesa di San Vitale a Viole d’Assisi è dipinta una Madonna in trono col Bambino che mostra una rosa. È ritenuta miracolosa perché il 4 marzo 1779 fu vista sudare; il fazzoletto con cui fu raccolto il sacro liquido favoriva per contatto la guarigione dei malati, ma di questa reliquia il parroco don Luigi Pizzardi lamentava la scomparsa nel 1904.

Nell’archivio parrocchiale rimane, invece, la lastra in rame del “santino” celebrativo realizzato nello stesso 1779; vi è raffigurato anche San Giuseppe, eliminato nel restauro purista condotto da Leone Bracaloni nel 1938 perché ritenuto settecentesco e quindi non coevo.
La circostanza che la sola Madonna col Bambino sia sopravvissuta al drammatico terremoto del 1832 rafforza nella popolazione di San Vitale la convinzione che l’immagine sia miracolosa. Davanti a lei sono pronunciate promesse solenni nel corso della I Guerra mondiale e al loro ritorno i reduci finanziano la costruzione dell’altare in pietra del Subasio. Intanto la popolazione si prodiga per festeggiarla la seconda domenica di ottobre e in suo nome s’istituisce una compagnia, i cui membri si tassano per offrire  un quarto di pollo, pane e vino a quanti si recano in chiesa per la ricorrenza.

Tra il 1925 e il 1927 il pittore amerino Elpidio Petrignani è incaricato di affrescare le pareti della navata e la volta. Attorno alla sacra immagine è dipinto un trionfo di rose: i fiori sono riunite in tralci sorretti da due angeli biondi, i ritratti di Maria Alessandra e Alessandro Mercurelli Salari, figli di Franco e Agata che ospitano in casa loro l’artista quale contributo all’impresa decorativa.
Nel 1934 la cura di Viole è affidata a don Lamberto Petrucci, che ne rimarrà titolare fino all’8 ottobre 2000. Questi, assecondando la volontà dei fedeli, il 16 ottobre del 1938 fregia la Madre e Figlio di due corone (poi rubate), disegnate da Leone Bracaloni e realizzate con l’oro donato dai parrocchiani.
Nel 1944 la popolazione del paese, riunita davanti alla sacra immagine per invocarne la protezione dai pericoli del conflitto in corso, formula un voto straordinario per l’impegno morale ed economico. Sarà sciolto il 1 maggio del 1947 con l’inaugurazione della scuola materna “Santissima Regina delle Rose”, ancor oggi un’eccellenza nel territorio comunale.
È per questo che a Viole la primavera, annunciata già nell’evidenza toponomasti-ca, si manifesta con una straordinaria fioritura di rose, che si protrae tutto l’anno e rinvigorisce attorno alla seconda domenica d’ottobre, quando i bimbi, trasformati in angioletti, portano in processione il profumato fiore per farne poi dono alla loro patrona.

 

Paola Mercurelli Salari

È storica dell’arte del MiBACT; da assisana amerebbe conoscere tutte le pietre della sua città e con il tempo spera di riuscirci.

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]