Chiunque partecipi al nostro Calendimaggio, di qualunque generazione sia, sa cos’è il metule: con la sua cosiddetta “alzata”, e cioè con il suo esultante innalzamento fino a che la punta sia dritta verso il cielo, spesso infatti terminano Scene e Cortei.
Certamente però i nativi digitali sanno cos’è, ma non sanno cos’era. O meglio cosa indicava.
Chiamato da noi metule, ma altrove anima, barcile, mitrile, mitule, stile, stocco, ecc., e in italiano più propriamente stollo, era il palo del pagliaio.
Oggi, durante la trebbiatura, le macchine agricole di ultima generazione separano i cereali dagli involucri e dalla paglia che è subito accumulata in balle che vengono depositate nei campi man mano che il trattore avanza.
Prima invece, dopo la mietitura e la trebbiatura, con l’ausilio di forconi e di scale a pioli (e poi di una sorta di nastro trasportatore) la paglia veniva ammassata intorno a un palo di sostegno, confitto nel terreno. Così, con tante dorate cupole di paglia, sostenute da alti metuli e visibili presso ciascuna singola casa di campagna, si conservavano gli steli dei cereali destinati alle stalle e al bestiame.
Il palo del pagliaio rivive nel nostro Calendimaggio unendo la sua storia, o meglio il suo nome, alla più nota tradizione dell’albero del Maggio, diffusa in varie parti d’Italia e d’Europa. Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio infatti in alcune zone è consuetudine festeggiare il ritorno della Primavera piantando simbolicamente un albero fiorito, spesso nella piazza del paese. Questo accade anche nel Calendimaggio assisano, in cui l’albero del Maggio viene portato in spalla in piazza da gente festante a conclusione dei Cortei, come simbolo di rinascita.
Anche il nostro metule è abbellito con nastri colorati, così variopinto come l’albero del Maggio e, nei vari angoli di Assisi coinvolti dalla festa, su ritmi medievali ragazzi e ragazze danzano e cantano intorno a entrambi per festeggiare la ritrovata nuova stagione; spesso metule e Maggio convivono nel Calendimaggio, a volte è presente l’uno e non l’altro.
Insomma, ora ad Assisi il metule è un alto tronco privato di foglie, rami e corteccia, non più sostegno del pagliaio di cui s’è persa ormai memoria, ma simbolo di Primavera, così come il fiorito albero del Maggio. E nel Calendimaggio allegoricamente si sovrappongono: l’alzata del metule richiama il significato erotico dell’espressione piantare Maggio. La prima è evidente simbolo fallico, la seconda allude espressamente all’atto sessuale, che sarebbe da compiere come vero e proprio rito propiziatorio durante quella magica notte. Sarebbe…