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Verità, che ci arriva direttamente dal latino veritatem indica sostanzialmente – sorvolando sulle varie implicazioni nei diversi ambiti – la qualità di ciò che è vero (cioè degno di fede, o che corrisponde alla realtà, o anche esatto, o giusto, o sincero). Deriva da verum, e quindi da una radice var– che nell’antica lingua dello zoroastrismo (lingua avestica) racchiudeva il concetto di ‘credere’. Verità è parola cara, che andrebbe maneggiata con cura. Oggi è deprezzata dai troppi che corrivamente la sfoggiano in tasca e la svendono in ogni occasione, anche seria, in cui invece sarebbe indispensabile essere veritieri. Per essere creduti, appunto.
di Carla Gambacorta
Verità è un nome che porta sulle spalle un fardello pesante e antico. Il corrispettivo greco, alètheia, indica l’attodello svelare che porta alla luce l’incontrovertibile. Ma il piano della verità filosofica che aspira a certezze assolute, ci interessa relativamente. E’ la veritas latina, che si accontenta di designare ciò che rispecchia la realtà dei fatti, il nostro riferimento, meno sofisticato, ma di sicura efficacia. Eppure l’ambivalenza del termine resiste: non poche persone spacciano per indubitabili le proprie opinioni, altre, diffondono versioni personali di fatti basate su parole intercettate, sottintesi presunti, asserzioni taroccate, deduzioni hitchcockiane. Siamo nel fantastico mondo della chiacchiera che spesso e molto volentieri sconfina nella maldicenza e lambisce la calunnia: insomma, siamo ad Assisi. E se è vero che, a tale riguardo, la totale immunità è appannaggio di pochi, è anche vero che i livelli in cui si incunea la chiacchiera sono molti e stratificati, caratterizzati da precise gerarchie, con al vertice selezionati oracoli locali che gestiscono fitte reti di informatori, tanto più inaffidabili quanto più apprezzati. Per le vie della città corrono i tu n’ el se… sussurrati di bocca in bocca, da balcone a balcone, da whatsApp a whatsApp, con la stessa velocità di diffusione di questo nostro virus ormai quasi di famiglia. D’altro canto la sterminata mole di notizie sulla pandemia che ci viene ammollata senza requie, è altrettanto inattendibile: in un’orgia di detti e contraddetti, giornalisti, virologi e politici affermano, negano e rilanciano con una velocità tale che, non di rado, si ritrovano in polemica con loro stessi mentre elargiscono certezze destinate a scadere prima dello yogurt.
di Valeria Molini
L’ascolto musicale
a cura di Dionisio Capuano
Truth Don Die, Femi Kuti [Shoki Shoki, 2000]
Le bugie hanno le gambe corte e non sanno ballare. Fate la prova con il figlio di Fela e scoprite da che parte state.