16 Aprile 2020

Ottimismo

Francesco Lampone
Ottimismo


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Ottimismo  è, in italiano, una parola di (relativamente) recente importazione, derivata dal francese optimisme. Dapprima riferito a una dottrina filosofica, è passato poi a indicare una comune inclinazione morale, ossia quella a giudicare in modo favorevole lo stato della realtà o il divenire degli eventi. Deriva comunque dal latino optimum, a sua volta legatodiventa  interessante da notare – al sostantivo opem che significa “ricchezza, abbondanza, possibilità”: da qui i latini indicavano come optimates gli aristocratici. Un invito a immaginare – o ottimisticamente sperare – che essere ottimisti possa denotare una provvista di maggiori risorse non già economiche ma, oggi più che mai, intellettuali e di fantasia.

di Carla Gambacorta

Vero è che in questi giorni l’ottimismo si fa fatica a schivarlo, anche a volerlo. E perché poi si dovrebbe? Quello davvero inevitabile è l’ottimismo istituzionale – e dunque misurato, ragionato, di lungo corso – , esercizio noiosetto ma obbligato in tempo di guerra (al virus), pena l’infamia del disfattismo. Ma esiste anche un ottimismo popolare condiviso ai balconi e alle finestre, fatto di “Andrà tutto bene!” e di bandiere tricolori, che infastidisce alcuni e commuove i più, perché si capisce che è un ottimismo della volontà (di gramsciana memoria), complemento e riequilibrio del terribile pessimismo della ragione. Più cauto e discreto l’ottimismo trascendentale di chi crede, e magari anche sa, che lassù c’è qualcuno che non ci abbandonerà, ma purtroppo non ha informazioni più precise. Intanto i pessimisti, che da che mondo è mondo si reputano realisti, aspettano il loro momento sperando in cuor loro – ma non lo ammetteranno – che non arrivi mai. E gli assisani? Ottimisti o pessimisti? Forse solo fatalisti, avvezzi a scrutare impotenti l’afflusso dei torpedoni di turisti e pellegrini all’orizzonte come i loro antenati, braccianti, mezzadri o padroni ancora più chiusi e sospettosi dei loro pronipoti, scrutavano i movimenti delle nubi e l’approssimarsi della pioggia dopo l’estenuante siccità, magari verso il “buco del diavolo” tra Brufa e Torgiano. Ora che c’è in gioco la salute, il bene supremo, qualcuno ricorda un detto non meno apocrifo, ingenuo e zoppicante che, in definitiva, rassicurante: “Assisi avrà guai, ma non perirà mai”. Ovviamente presumendo – ma è certamente così – che si estenda agli abitanti.

di Francesco Lampone

L’ascolto musicale
a cura di Dionisio Capuano

The Optimist – Sandy Danny [The North Star Grassman and the Ravens, 1971]
L’album della cantante dei Fairport Convention è una pietra miliare del folk rock inglese, e l’ottimismo del testo della canzone è una scommessa sull’amore. Ma non è sempre così?

https://www.youtube.com/watch?v=nd2DC6QHUas
Francesco Lampone

Lavora come responsabile dell’Area Legale e Relazioni Internazionali dell’Università per Stranieri di Perugia. Si occupa occasionalmente, per passione, della storia di Assisi. Ha pubblicato per le edizioni Assisi Mia, in collaborazione con Maria Luisa Pacelli, il volume: Assisi: un viaggio letterario, dove si esplora l’identità cittadina attraverso lo sguardo di cento visitatori illustri.

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