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Hotel proviene dal francese antico hostel, a sua volta derivato dal latino (cubiculum) hospitale, cioè‘(camera) per gli ospiti’. La voce, tacciata di esotismo, fu ostacolata in Italia dai puristi prima e dal fascismo poi in favore di albergo (che peraltro ci arriva dal gotico haribergo, cioè‘alloggiamento militare’). Vale la pena ricordare che il sostantivo hospitem ‘ospite’, al quale hospitale risale, già in latino (come ora in italiano) aveva un duplice significato, potendo indicare ‘colui che è ospitato’, ma anche ‘colui che ospita’. Ebbe molti derivati, continuati in italiano: ospitale, ospitalità, ospitare, ma anche i meno trasparenti ospedale e ospizio e, di nuovo attraverso il francese, oste e ostello. Da ricordare che, come la cronaca attuale ci insegna (e la parassitologia), anche per il microrganismo che ci costringe al confinamento siamo ospiti.
di Carla Gambacorta
Rimane un dubbio: un hotel equivale dunque a un albergo? Tecnicamente sì, ma le parole sono raramente inutili, e bisogna ammettere che ormai da così tanto tempo da essere divenuto ovvio, i francesi (e con essi la loro lingua) hanno colonizzato il lusso. Risultato: si prenda un albergo, gli si dia una sistematina, lo si ribattezzi hotel (buttando via il circonflesso sulla ô) e le stesse camere si venderanno un po’ più care. È un gioco vecchio che funziona. O funzionava? Il mestiere di albergatore è diventato sempre più duro e meno remunerativo, forse sulla stessa traiettoria delle compagnie aeree di bandiera, giganti stramazzati dalla guerriglia del low cost, asserragliati sulle nicchie di mercato. La pandemia è ora peggio che un colpo basso: in astratto esclusi dalle chiusure forzate, in concreto alberghi e hotel annaspano in cerca di ossigeno che non trovano, oppressi da costi fissi e ammortamenti di strutture. Assisi ha un’antica tradizione di accoglienza, ed alberghi e hotel sono, come noto, una parte decisiva della sua economia, fonte di reddito per alcuni, di cospicua occupazione (anche irregolare, certo) per molti e di gettito fiscale per la collettività. Resisteranno a questa devastante gelata fuori stagione? La ragnatela dei B&B (moderni, attualissimi, ma che nostalgia degli affittacamere…) ha sicuramente straordinari margini di flessibilità e resistenza, ma con una funzione diversa: non accoglie gruppi, parrocchie, comitive, convegni. Lo fanno invece, neppure male, le molte strutture che prosperano nell’atmosfera modificata dell’accoglienza religiosa. Una anomalia assisana che ha pochi equivalenti fuori da Roma. Sarà interessante vedere, quando i flussi di visitatori riprenderanno consistenza, chi sarà rimasto ad accoglierli: per il momento, i trolleys hanno smesso di rimbalzare sui lastricati della città serafica. Per ricordare i bei tempi andati, rileggiamo allora come la prestigiosa guida Baedeker, nel 1909, passava in rassegna gli alberghi cittadini: “Hôtels: Subasio, vicino al convento di San Francesco, con vista e bagni: buono; Modern Hotel Giotto & Bellevue, via XX Settembre 23, con vista, riscaldamento centrale, bagni e giardino: buono; Leone, piazza Vesovado 5: buono; Minerva, vicino alla Porta San Francesco: modesto”. Tutto qua.
di Francesco Lampone
L’ascolto musicale
a cura di Dionisio Capuano
Hotel Supramonte – Fabrizio De André [Fabrizio De André, 1981]
Si, siamo sempre responsabili delle nostre prigionie. A volte sono lezioni. Tempo scomodo ma prezioso prima delle sfide della libertà.
