Abbiamo detto nel precedente articolo di quanto sia bella e coinvolgente la Festa del Calendimaggio. Dobbiamo anche dire, sempre nello spirito di contribuire alla sua crescita, quanto sia inadeguata e anacronistica la sua organizzazione, che attraverso le Parti ha il suo fulcro nell’Ente Calendimaggio.
Negli anni Ottanta La Quintana di Foligno era una manifestazione che si arrangiava fra tante difficoltà economiche così come il Calendimaggio. Ci fu un uomo illuminato a capo dell’Ente della Giostra, Ariodante Picuti, che seppe mettere in gioco la sua capacità di relazione e di organizzazione e diede alla manifestazione un impulso poi portato avanti con decisione a coraggio da altri presidenti, ultimo e, forse più determinante l’attuale, Domenico Metelli.
L’Ente Quintana ha sede a palazzo Brunetti Candiotti, uno degli immobili più prestigiosi di Foligno, in esso anche il bellissimo e innovativo Museo. Il bilancio del solo Ente è di circa 800 mila euro, al netto dei 10 rioni, che a loro volta fatturano a 6 cifre, poiché hanno quasi tutti sedi di proprietà dove realizzano, fra le altre cose, taverne nell’imminenza delle 2 Giostre, che fanno registrare centinaia di coperti al giorno. L’Ente, inoltre, ha un patrimonio, prevalentemente immobiliare, che vale 2 milioni e mezzo di euro. Le amministrazioni comunali che si sono succedute hanno avuto ruolo fondamentale nella creazione di tutto ciò.
Il Calendimaggio è fermo da decenni. Le parti ingolfano la macchina dell’Ente con veti e contro-veti, l’amministrazione comunale si limita a fare presenza passiva (con un suo rappresentante nell’Ente), i presidenti eletti in questi decenni – salvo rare eccezioni – si sono limitati all’organizzazione della Festa: individuare la giuria, assicurare il montaggio e smontaggio del palco, dell’amplificazione, eccetera… Che è già di per sé un bell’impegno.
È necessario che si elabori un progetto pluriennale che abbia come minimo questi obiettivi: dare all’Ente stesso e alle Parti sedi certe e funzionali, realizzazione di tribune adeguate alla conformazione della piazza, realizzazione di un museo del Calendimaggio, organizzazione di attività convegnistica costante, attivazione di corsi di formazione, pubblicazione di un annuario della Festa, di un periodico e di un portale che sia parte dell’attività formativa.
Poi vi sono tutte le questioni formali ed estetiche, come l’allestimento della Piazza, che meritano anch’esse giusta considerazione. Risulta che sia in via di definizione un importante finanziamento per l’imbandieramento della città: sarebbe quantomai opportuno.
Premessa per mettere mano a una riforma complessiva della Festa è la modifica dello Statuto e dei Regolamenti. Grida vendetta sanguinosa la modifica statutaria che impone la lettura dei “Bandi di sfida” il primo giorno anziché alla fine del Corteo del sabato pomeriggio: è uno stravolgimento di una tradizione pluridecennale insensato e fuori luogo che ha mostrato enormi limiti, inviso a quasi tutti i partaioli costretti a rinunciare a uno dei momenti più emozionanti e vitali della Festa.
Ma poi, a detta di chi scrive, va ripensato il programma nella sua interezza, vanno riviste la composizione e le competenze della giuria: da decenni si discute della necessità di coinvolgere studiosi dei fenomeni sociali – insieme o in alternativa a esperti di storia e spettacolo – e soprattutto è necessario che la musica, elemento caratterizzante più di ogni altro, abbia un’adeguata valutazione. Dalla fine degli anni Settanta è progressivamente aumentata l’importanza e l’esecuzione di musica strumentale all’interno della Festa. Oggi il Calendimaggio è l’evento che attrae i migliori interpreti di musica antica, italiani e stranieri, chiamati ad esibirsi in un processo dinamico, ben più avvincente e complesso del semplice e statico concerto nelle chiese o negli auditorium. Questo ben d’Iddio non può essere sottovalutato. Quasi sempre, nel giudizio finale, l’esibizione di decine di musicisti viene liquidata dall’unico giurato della musica in poche righe. Ma non solo: molto spesso a darne valutazione è persona che non ha competenza specifica, ma magari un maestro di coro che ha ben altro nel suo repertorio. Se l’esibizione dei cori è elemento fondante della Festa, se quella dei musici è diventata nei decenni momento qualificante è evidente che si dovranno chiamare 2 giurati specialisti nei 2 settori. Poi, magari, si deciderà come ovviare al problema del possibile verdetto di parità.
C’è poi il tema del finanziamento del Calendimaggio: lo affronteremo in un altro articolo, ma è forse la Festa che costa meno fra quelle, di una certa portata sociale e culturale, che si svolgono in Umbria.
Insomma, il Calendimaggio dopo 70 anni vive ancora la sua fase adolescenziale, è necessario che tutte le parti interessate si mettano insieme per favorirne la crescita in termini organizzativi. Per il resto dovrà rimanere quello straordinario evento che affratella, divide, fa creare e litigare e manda un po’ fuori di testa mezza Assisi9