15 Settembre 2020

Utopia realizzabile

Francesco Berni, Giacomo Buzzao, Tullia Capitanucci
Utopia realizzabile

Il rilancio del centro storico di Assisi è un tema di drammatica attualità. L’assenza di residenti e la desertificazione di esercizi commerciali essenziali, inquadrati all’interno delle dinamiche attuali, assumono una velocità distruttiva come una incontenibile valanga che scaraventa tutto a valle. In un precedente articolo (Assisi: Urbs o civitas?), si proponeva la possibilità di generare degli ‘innesti funzionali’ intervenendo su edifici in disuso o sottoutilizzati in centro storico. Si tratta di una strategia di ‘agopuntura urbana’ da attuare concentrando nuove funzioni in punti speciali della città capaci di generare un effetto diffuso.
Col desiderio di cercare riferimenti concreti che hanno lavorato in questa direzione, una delegazione di Assisi Mia (o meglio, ‘na macchinata), è partita a Sansepolcro per conoscere l’esperienza di CasermArcheologica.

Riportiamo la descrizione direttamente dal sito web del progetto: www.casermarcheologica.it

“CasermArcheologica è un percorso di rigenerazione urbana che sta riqualificando l’ex Caserma dei Carabinieri di Sansepolcro, all’interno di Palazzo Muglioni, edificio storico nel centro urbano.
Grazie ad uno straordinario movimento che coinvolge studenti delle Scuole Superiori, professionisti, imprenditori, Istituzioni e Fondazioni, l’Associazione CasermArcheologica ha riconsegnato alla Città due piani del palazzo, abbandonato e inutilizzato dagli anni ’90, ora di nuovo accessibile come centro dedicato alle Arti Contemporanee e spazio di lavoro per giovani professionisti.
CasermArcheologica è un’architettura di comunità, un edificio pubblico che ha le sue fondamenta in tutti coloro che se ne prendono cura.”
CasermArcheologica è un progetto di immaginazione civica che è stato capace di realizzare un intervento ‘impossibile’ in centro storico. L’idea che colpisce è la concezione del progetto come processo incrementale costruendo a piccoli passi un luogo d’incontro dove visitare mostre, organizzare eventi, lavorare in laboratori di arte e fotografia, accrescere le proprie competenze con percorsi di formazione e sviluppare nuove forme di impresa. Un luogo abbandonato che senza capitali, con la forza delle idee, è stato rigenerato per fasi. La riqualificazione è in divenire. Partendo da una caserma abbandonata di proprietà pubblica, sono state promosse aperture saltuarie dello spazio per svolgere iniziative culturali da parte di alcuni cittadini attivi. Dall’attivazione iniziale si è passati alla partecipazione a bandi che ha permesso di mettere in sicurezza lo spazio con un progressivo potenziamento funzionale. Per gli spazi della nostra città come l’hotel Subasio abbandonato da anni, Casermarcheogica può indicare una via possibile.
Recuperare uno spazio nel territorio comunale di Assisi quindi, ma poi, e soprattutto, renderlo cuore pulsante della cittadinanza attiva. Si tratterebbe di predisporre le condizioni affinché si “attivino dei processi” – ed è qui la vera sfida -. Un po’ come per la logica del moltiplicatore keynesiano, un innesto di questo tipo alimenterebbe reazioni a cascata, in termini di energie e tempo investiti. Un luogo con una finalità ben precisa – la crescita culturale, civica e professionale del cittadino – ed una pluralità di modalità, decise dal basso, per conseguirla.
Una casa della musica-fotografia-teatro-recitazione? Uno spazio per l’incontro attivo tra differenti generazioni dove gli anziani tornano centrali, ascoltati e passano tempo di qualità con i più giovani, magari insegnando loro la tradizione del Punto Assisi? Un centro d’innovazione sociale? Un luogo in cui apprendere gratuitamente competenze digitali, a realizzare un sito web per la propria attività del centro storico, o a ridefinire il proprio modello di business? Una casa delle associazioni? Un posto di tutti e per tutti.
Un’isola lontana dalle logiche del mercato e del consumo. Un luogo in cui apprendere ma anche insegnare, in cui scambiare e condividere. Dalle ripetizioni, alla scuola di musica antica; per imparare a programmare, a fotografare, a fare impresa sociale: opportunità gratuite nel migliore dei casi, o a prezzo di costo nel peggiore.
La pratica del riuso temporaneo di spazi in abbandono e sottoutilizzati può generare nuove competenze e nuovi tipi di professioni afferenti a diverse discipline progettuali e di gestione del territorio collegate al mondo della cultura ed associazionismo, allo start-up dell’artigianato e piccola impresa, dell’accoglienza temporanea per studenti e turismo low cost, con contratti ad uso temporaneo a canone calmierato.
Una progettualità però, che sappia allo stesso modo raggiungere una sua sostenibilità economica, attraverso bandistica, noleggio e affitto degli spazi e del materiale per eventi-conferenze-concerti, attività per il turista. Investire in cultura, significa probabilmente questo.  E se finisse male? E se la cittadinanza non fosse interessata? Pax et Bonum, per lo meno s’è tentato.
Riqualificare un manufatto di interesse storico-artistico significa riuscire a conferirgli nuova vita. La buona riuscita di un progetto di questo tipo, risiede in gran parte nella capacità di attivare sinergie tra una molteplicità di fattori. Una riqualificazione, infatti, è un processo che non considera solo aspetti tecnico-formali legati al disegno del progetto. Ma si compone di fasi di approvazione e partecipazione che coinvolgono il cittadino che, reso consapevole, diventa attore primario delle trasformazioni previste. Gli interventi che servono per riportare un edificio alla vita, come nel caso di CasermArcheologica, non sempre consistono in stravolgimenti compositivi o grandi interventi di ristrutturazione. Spesso basta appropriarsene – dare un significato proprio ai luoghi – e convivere con ciò che già esiste. Ci si prende cura delle cose che si amano, di cui ci si sente parte, alle quali si può contribuire. Legato a questo concetto, diventa fondamentale il processo di consapevolezza e appartenenza, che trasforma il manufatto da estraneo a conosciuto.

Conservare aspetti caratteristici del luogo. Conservare la memoria attraverso gli elementi fisici e spaziali che la supportano, per trasmetterla alle generazioni future in un processo dinamico. Si tratta di una trasformazione, che lega a doppio filo manufatto/città storica con il cittadino.

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

Giacomo Buzzao

Ha alternato esperienze di studio e lavoro tra Londra, Madrid, Barcellona, Lisbona e Parigi dove si è laureato nel 2017. Poi ha girovagato per il Sud America in cerca di risposte: non ne ha trovate ma adesso è dottorando in Economia presso l’Università degli Studi di Perugia.

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