Poche sono le notizie a disposizione per ricostruire il profilo biografico e artistico di Colombo Graziani, nato ad Assisi il 3 giugno 1875 da Genesio ed Ester Rigani. Nel 1894 presenta i propri lavori all’Accademia di Perugia dove è iscritto al terzo anno; si diploma in scultura con lodevole profitto nel 1896.
Sul finire del secolo realizza il Monumento alla fedeltà del cane collocato in uno dei terrazzamenti superiori del Pincio, il parco cittadino progettato dall’architetto Alfonso Brizi e inaugurato il 12 novembre 1882. Al suo interno, tra prati e boschetti, dovevano trovar posto, secondo le intenzioni di Brizi, non solo tracce del passato, quali frammenti di colonne, architravi, travertini vetusti, ma anche prove dei giovani artisti locali, come la statua di Metastasio da porre all’ingresso, commissionata a Vincenzo Rossignoli e mai eseguita. Il lavoro di Graziani è l’unica testimonianza realizzata del parco di sculture all’aperto, immaginato come sintesi armonica tra natura e creazione artistica, non senza sottili implicazioni massoniche nella distribuzione degli elementi e nella scelta delle essenze arboree. Sul Monumento, realizzato in terracotta e ferro battuto e circondato da bosso, si leggono ancora, seppur a fatica, i due versi «Latrai ai ladri e agli amanti io tacqui / onde a messere e a madama piacqui», che ricordano al passante la guardia alacremente prestata alla casa e ai sonni padronali, ma all’iniziato evocano la necessità di difendere la tradizione spirituale e sapienziale trasmessagli.
Nel 1903 Graziani modella il busto di Giuseppe Verdi da porre nel foyer del Teatro Metastasio, oggi depositato nei locali del Circolo Culturale “Fortini”. Nel ritratto sorprende, oltre allo studio accurato del dato naturale, la propensione introspettiva suscitata dall’interesse per il modello di cui si descrivono i connotati e il temperamento. Rotta l’accademica simmetria nella costruzione dei busti, lo scultore modella il gesso per via di porre, cercando il movimento al fine di rendere con veridicità l’espressività della vita, senza ricercatezze formali gratuite.
Al 1908 si data l’unico intervento pittorico in cui il maestro è coinvolto: la decorazione delle stanze della farmacia di Vandemiro e Federico Sorcini in Piazza del Comune, decorata, stando alle cronache del tempo, «con gusto assai fine da Domenico Rondoni, coadiuvato efficacemente dal sig. Colombo Graziani».
Nel 1910, grazie al contributo della Regina Madre, realizza San Francesco morente benedice Assisi,pannello bronzeo posto sulla facciata di Villa Gualdi, attualizzando un modello iconografico consolidato, con efficace naturalismo e senza alcuna idealizzazione retorica.
Nello stesso anno si trasferisce per un breve periodo a Roma e poi ad Orbetello dove si sposa e si impiega come tecnico comunale, abbandonando quasi completamente la scultura. Muore a Roma il 22 maggio 1922.