Figlio del conte Giovanni Battista e della marchesa spoletina Marianna Leti, nasce ad Assisi nel 1801. Dal trisnonno Girolamo eredita la passione per il disegno e la grafica; con il concittadino Francesco Rondoni sperimenta la tecnica litografica e insieme firmano l’Interno del sotterraneo di S. Francesco in Asisi, da datare poco dopo il 1823 quando Pasquale Belli conduce a termine la cripta.
Uomo dai molti interessi artistici e attento collezionista, Francesco appartiene a una nobiltà che non vive più di sole rendite agrarie e si cimenta nell’imprenditoria industriale. Il padre Giovan Battista con il conte Lodovico Bindangoli gestisce la fabbrica degli aghi a Porta Perlici, in cui sono ammessi con un biglietto quanti vogliono visitarla per la sua la portata innovativa.
Francesco con autorizzazione papale nel 1838 installa nel palazzo avito di via Ceppo della catena una macchina litografica, introducendone l’impiego in città. Nel 1841 realizza le litografie degli stalli del coro della basilica superiore di San Francesco, pubblicate con una nota di G.C. Gentili su Domenico Indivini autore delle tarsie lignee. Qualche anno dopo dedica una serie di dodici litografie al coro cinquecentesco della cattedrale di San Rufino intarsiato da Giovanni di Piergiacomo da San Severino.
Si può ragionevolmente ipotizzare che nel 1875 i materiali litografici presenti nella “stanza del torchio”, così indicata nell’inventario redatto subito dopo la sua morte, venissero acquistati per la Scuola di litografia diretta da Alessandro Venanzi e annessa al Convitto Nazionale, istituito nel febbraio di quello stesso anno e alloggiato nel Sacro Convento. Potrebbe esserne prova il Beato Guglielmo (collezione privata) forse eseguito su matrice litografica del Cilleni Nepis in cui si legge: «Dal coro della chiesa superiore di San Francesco in Assisi opera in legno di Domenico da San Severino grandezza dell’originale cm. 80-47 / Scuola di litografia del Collegio Convitto Principe di Napoli Assisi».
Gli eredi di Francesco ne dispersero i beni e le copiose collezioni, la città deve alla sua intuizione l’aver formato generazioni di grafici e stampatori.