Il termine “quanto” è parola ricorrente alla piazzetta dell’erba. Quanto cicorione compro oggi? Quanto mi metti il cavolo se lo piglio tutto? Quanto gobbo mi hai dato che a casa mia lo mangiamo in due e non lo digerisce nessuno? Sono popolari variazioni sul quanto di spiccia matrice commerciale, espressioni che discese dai banchi della frutta e dalle canestre della verdura, sono migrate giù dalla pollarola dove petti e cosce si ricongiungevano in un conclusivo “e tutto quanto fa…”. Questo codice, tanto caro ai mercatini rionali, un bel giorno è dilagato anche tra i bar della piazza e, salite le scale del Comune, si è imposto come alternativa alla nobiltà della politica. Nonostante i proclami stampati in tipografia e declamati in campagna elettorale, la stella polare dei programmi attuati sembra essere il “quanto”. Quanto consenso acquisisco se…? Quanto, fatti due conti, mi conviene? In Assisi, ormai da decenni, Destra, Sinistra e Civismo sembrano convergere su un principio che li mette presto d’accordo. Per tutti è preferibile non sovraesporsi con una azione di governo che renda evidenti i principi della propria appartenenza. Meglio galleggiare nel grigio e praticare la strategia dei piaceri. “Hai un problema? Ci pensa il Consigliere”. “Ti serve un’autorizzazione? Dillo al Sindaco che parlerà con l’Assessore”. Guai a pensare di accreditarsi con un piano della mobilità che sia illuminato o reazionario, meglio una incerta ZTL e lasciar piovere i permessi dal cielo. Perché esagerare nel mettere la faccia sul futuro? Solo quanto basta. Del resto ci ricorda Alcide De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Da noi c’è ancora chi guarda alla piazzetta dell’erba; per fortuna non tutti.
Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta
Quanto, che in grammatica è aggettivo e pronome (con valore interrogativo, esclamativo, relativo), avverbio e sostantivo, deriva dal latino quantum, da quam ‘come, quanto’ (stessa radice di quis ‘chi’), con mantenimento nel passaggio dal latino volgare all’italiano del nesso qu– (tecnicamente nesso labiovelare sordo) perché dinanzi alla vocale a. In base alla funzione assume vari significati: ‘in quale quantità’, ‘in che misura’, ‘tutto quello che’, ‘per quanto tempo’, ‘come’, e altri ancora.
Suggerimento musicale a cura di Diego Aristei
La storia di come il nostro mondo ha sottomesso alle dinamiche della ricchezza, del potere e della politica, l’uomo e il suo ambiente
Nato in casa nel giorno bisestile, figlio di operai e nipote di contadini, laureato in scienze economiche e bancarie, dirigente d’azienda, sa preparare la torta di Pasqua e ha vinto anche un premio, crede di aver visto il regolo ma non è sicuro.
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