24 Dicembre 2021

Zero

Alberto Capitanucci
Zero

Lo zero è indubbiamente la cifra del presente. È curioso che un numero nato per esprimere una quantità nulla si trovi ad interpretare il ruolo di un vero e proprio programma politico. Consumo di suolo. Quanto? Zero. Plastica, quanta? Zero. Emissioni in atmosfera? Che domanda! Zero.
Dire zero è oggi biblicamente assertivo quanto le tavole della Legge. Una sola tavola basta, in ossequio al contenimento del consumo di pietra, con su un bel cerchio, adamantino simbolo dell’insieme delle quantità nulle.
È più curioso ancora che gli apostoli più intransigenti di questa nuova fede siano, di regola, ascrivibili ai ranghi di coloro che già hanno avuto tutto. Questo è tristemente evidente a scala geopolitica e raggiunge toni di assoluto ridicolo nella dimensione particolare dove occorre fare i conti con la complessità del reale cui gran parte dei “devoti dello zero” si sottrae o, al più, prospetta un più morbido zero sostenibile, vestito di resilienza e digitale. Insomma, ci si dice,” tranquilli, non ci saranno prezzi da pagare, abbiamo la tecnologia”.
Invece non sarà così. Il “tempo dello zero” andava preparato e così non è stato. La Grande Transizione è già in moto e il prezzo ci sarà, alto e soprattutto, senza assunzione di responsabilità politica, ripartito in forma drammaticamente sperequata tra territori, popoli e individui.
Anche il nostro territorio si troverà presto di fronte a scelte da fare e risorse da impiegare. La differenza la faranno la capacità di ciascuno di noi a modificare parte delle nostre “irrinunciabili” abitudini e quella di noi come comunità nel sostenere investimenti che non siano piegati sull’oggi ma che traguardino veramente il futuro. Istruzione e cultura, per essere chiari.
Valga come incoraggiamento: l’altra faccia dello zero si chiama infinito.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Zero è dall’aggettivo arabo sifr ‘nulla’, usato poi per indicare lo zero su esempio degli indiani che a tal fine utilizzavano il corrispondente aggettivo sanscrito śūnyá ‘vuoto’, di cui sifr è un calco. Da lì la voce arrivò in Occidente e tra le mani dell’illustre matematico pisano Leonardo Fibonacci, che nel suo Liber abbaci la latinizzò in zephirus: quest’ultima a Venezia divenne zevero e infine approdò all’italiano zero;dalla nostra lingua passò al francese, allo spagnolo e all’inglese (il tedesco null ‘zero’ è invece dall’italiano nulla). Stessa partenza di zero, ma diverso percorso e significato, ha l’italiano cifra, che discende dal latino medievale cifram a sua volta adattamento di sifr.

Suggerimento musicale a cura di Diego Aristei

Il numero zero è presente in tutte le tradizioni e rappresenta il nulla. In questo brano di Cat Stevens Jzero, arriva dal nulla come schiavo e confonde tutti con la sua semplice verità.

JzeroCat Stevens

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