Ti vedo …. e ti piango.
Così risponde Gian Maria Volontè (Teofilatto dei Leonzi) a Vittorio Gassmann, quando i due si incontrano per la prima volta nell’Armata Brancaleone.
Così viene da dire volgendo lo sguardo da uno dei tanti belvedere di Assisi verso la pianura sottostante.
Una veduta che è l’esatto opposto di quella che si ha dal basso verso il colle storico, salvaguardata nel tempo (più o meno) dal vincolo di tutela del cono panoramico.
Lo stravolgimento dei caratteri distintivi del territorio fino a Santa Maria degli Angeli, con il proliferare di una edificazione disordinata e quasi sempre priva di qualità, è figlio di una mancanza di visione che ha caratterizzato tutte le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi venti anni.
Se oggi ragioniamo di questo stravolgimento, è perché la consapevolezza dei mutamenti avviene sempre all’improvviso, per effetto di un evento che ce li fa notare. Come è stato per il caso dell’intervento su Villa Gualdi, del quale viene messa in discussione non la legittimità, ma la scelta e l’opportunità di realizzare un edificio che altera la percezione del contesto. Un’occasione mancata per coniugare tutela e sviluppo, rendendolo sostenibile.
Il valore e la bellezza di un territorio non si fondano solo sulla tutela del costruito storico, ma anche su quella del paesaggio che lo circonda e che ne costituisce parte inscindibile.
Per chi amministra la cosa pubblica la veduta non può essere soltanto lo spazio che si abbraccia con la vista, ma deve significare avere una visione del territorio nella sua accezione più ampia, del suo possibile sviluppo e di cosa occorre fare per tutelarlo.
C’è ancora tempo per rimediare e per evitare che il degrado si estenda ulteriormente? Il tempo e gli strumenti ci sono. Occorre soltanto la volontà.
Veduta Aerea – Gianmaria Testa