22 Novembre 2021

Gioventù

Giacomo Buzzao
Gioventù

Il conflitto, inteso come forma di ostilità, di tensione, è una caratteristica permanente – necessaria ma non sempre sufficiente – del cambiamento costante. Per le ragioni della storia, ci sono momenti in cui una maggioranza sociale arriva a credere di vivere nel migliore dei mondi possibili – qualcosa in più, qualcosa in meno -, e di aver raggiunto un equilibrio funzionalista, di consenso generale, fatto di acquiescenza e conformità. Nell’allucinazione collettiva, ognuno ha le proprie ragioni per galleggiare in un immancabile ristagno. Non fa eccezione la gioventù assisana che nell’abbecedario dedicato racconta di un vissuto disturbato, negativo-passivo, ma tuttavia accettato – oh, alla fine anche chi sta peggio sta benino, o almeno meglio che altrove, e poi è pur sempre casa -; non c’è rabbia, né tantomeno il dubbio del Candido. In questo Assisi ha delle gravi colpe. Oppure dei grandi meriti. Dipende dal punto di vista. Meglio se più di uno, con veranda e giardino pensile all’ultimo piano. Per i giovani stesse règles du jeu: ma d’altronde, da quando la quercia fa l’uva? La gioventù è allora davvero un’occasione mancata per Assisi? Si, ma mica lo è per tutti. C’è una componente sociale a cui conviene così, esclusa dalla cosa pubblica, depoliticizzata, precaria e atomizzata: innocua. È invece l’ennesima occasione mancata per una minoranza che ha creduto, crede, o crede di credere, che questo non è il migliore dei mondi possibili, che possa esistere una società, ma anche solo un’Assisi – anche solo il dito, senza tutto il braccio – in cui il francescanesimo, l’ecologia, la frugalità, la cura e il bene comune non siano soltanto gli slogan di un piano di marketing, ma valori, ragioni esistenziali, per i quali valga la pena negare una parte della propria individualità.

Brevi note etimologiche a cura di Carla Gambacorta

Gioventù, ‘età che va dalla fine dell’adolescenza all’inizio della maturità’, discende dal latino iuventutem (con passaggio di i semiconsonante a g e caduta della sillaba finale), a sua volta da iuvenem ‘giovane’, dalla radice indoeuropea yu– ‘unire, andare insieme’. In italiano è variante meno frequente giovine (che ritroviamo però in giovinezza, giovinastro, giovincello, ecc.). Suggestiva la definizione etimologica che ne dà Dante (Convivio): «La seconda [età della vita] si chiama gioventute, cioè ‘etade che puote giovare’, cioè perfezione dare».

Suggerimento musicale a cura di Diego Aristei

Cinquantasei anni per un rock primordiale e rabbioso che diventa il simbolo della sottocultura Mod, un movimento che si propone di sfidare i confini sociali che caratterizzano l’Inghilterra degli anni ’60.

My GenerationThe Who

Giacomo Buzzao

Ha alternato esperienze di studio e lavoro tra Londra, Madrid, Barcellona, Lisbona e Parigi dove si è laureato nel 2017. Poi ha girovagato per il Sud America in cerca di risposte: non ne ha trovate ma adesso è dottorando in Economia presso l’Università degli Studi di Perugia.

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