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La fragilità, tecnicamente, è la ‘qualità di ciò che è fragile’, e proviene dal latino fragilitatem, derivato da fragilis, a sua volta originato da frangere, cioè ‘rompere’. Le parole si originano e si incontrano, e rimandano spesso con immediata semplicità al loro significato; la radice di frangere (frag/frang), ad esempio, ha dato luogo a molteplici voci, anche inaspettate, che richiamano tutte più o meno direttamente il concetto di qualcosa che si rompe, tra le quali fedifrago, fragore, frana, naufragio, nubifragio, in cui si “spezza” un patto, l’aria, la roccia, le navi, le nubi. E anche la nostre certezze, talvolta, possono franare.
di Carla Gambacorta
E infatti… Sembravamo sul punto di sconfiggere la povertà. I più bravi lavoravano ad un obiettivo ancora più ambizioso: allungare la vita e confinare la morte entro recinti sempre più angusti. Poi è arrivato il virus Covid 19 e ci siamo sentiti tutti maledettamente fragili e vulnerabili. Altro che dispositivi tecnologici capaci di farci sentire smart, di amplificare ogni nostra funzione e di esaudire ogni nostro desiderio. Perfino i più elementari dispositivi di sicurezza come guanti e mascherine ci sono scivolati via durante l’epidemia, diventando un miraggio. Avevamo sconfitto la competenza, giurando a noi stessi ed agli altri che si trattava soltanto di un invenzione dei radical chic e delle élites. Tutto sembrava alla portata di tutti. Avevamo imparato a curarci da soli attraverso Internet, perché quei medici non ce la contavano giusta e chissà a quali poteri occulti dovevano rispondere. Ed eccoci qua ora a brancolare nella nostra ignoranza scientifica, appesi al virologo di turno per avere qualche minima certezza diversa dai tutorial di Barbara d’Urso e da frasi dei politici di turno come: ”dobbiamo stare sempre un passo avanti al virus e non due passi indietro”. Anche ad Assisi ci sentiamo fragili ed esposti alla bufera. Ma noi assisani, che non ci attardiamo mai nelle vette dell’entusiasmo, abbiamo imparato a fermarci sull’orlo dell’abisso dell’angoscia. Sappiamo come si fa. E quando ci incontriamo in questi giorni nelle rarissime uscite consentite, ci guardiamo complici e con una punta di ruvido affetto. Abbiamo bisogno ciascuno dell’altro perché nessuno questa volta si salverà da solo..
di Paolo Mirti
L’ascolto musicale
a cura di Dionisio Capuano
V.S.O.P. The Quintet – Fragile [Live Under the Sky, 1979]
Quale sarà la ragione di siffatto titolo per un suono così baldanzoso e audace? Roba hard bop. Guardate dentro: c’è carne e sangue, umanità.