Il turismo in Umbria è in crescita notevole. Nei primi 6 mesi del 2024 le presenze sono aumentate del 4,4% rispetto allo stesso periodo del 2023 quando il resto d’Italia fa registrare un misero +0,2%. Il settore dei servizi ha trainato l’occupazione -. cresciuta soprattutto fra le donne – e determinato il piccolissimo incremento dello 0,2% del Pil regionale.
Al di là della propaganda elettorale, i dati di Banca d’Italia resi noti nei giorni scorsi ci dicono che la nostra Regione ha una crescita inferiore alla media nazionale, che è già molto bassa (0,4%). E tutto ciò perché in Umbria siamo nel pieno di una crisi industriale, che fa registrare -9% in termini di occupazione e un calo netto del fatturato e della produzione.
Resistono le esportazioni, soprattutto grazie all’agro-alimentare, all’aerospazio e – a sorpresa – al tessile-abbigliamento. Quest’ultimo settore vede negli USA il punto d’approdo privilegiato e si tratta principalmente di abbigliamento di lusso.
Il turismo per ora ci salva dalla stagnazione economica, ma se non si individuano provvedimenti adeguati domani potrebbe strangolarci.
Quanto si è visto nel ponte dei Santi ad Assisi è stato impressionante: il centro storico totalmente ricolmo di visitatori. Son contenti i commercianti e quanti traggono guadagni da questo fenomeno, ma è necessario sviluppare qualche riflessione, come stiamo facendo da tempo su Assisi Mia.
L’aumento incontrollato dei flussi turistici porterà pian piano alla desertificazione sociale, perché i residenti se ne andranno, i negozi e i servizi saranno tutti calibrati a soddisfare la domanda turistica, la città sarà un grande centro religioso-commerciale che aprirà alle 8 di mattina e chiuderà alle 19.
Per carità potrebbe essere anche questa una scelta e, d’altra parte, è complicato invertire la tendenza, ma qualcosa si potrebbe ancora fare. È necessario che gli attori economici, politici e sociali aprano un tavolo permanente di confronto per scongiurare tale desertificazione.
Il passo principale è quello di ridisegnare e riprogrammare il territorio circostante il centro storico, compresi i comuni confinanti. Si tratta di ridefinire le funzioni che ognuna di queste aree urbane potrebbe ricoprire. In tale logica è opportuno uno strumento urbanistico generale, che consenta di individuare strumenti e strategie per affrontare la crescente affluenza turistica, destinata a progredire almeno per altri 3 o 4 anni.
Assisi è traino per tutta l’Umbria, che di suo sta esercitando una forte attrazione anche all’estero, perché identificata come una sorta di ‘sorella’ della celeberrima e inflazionata Toscana, ma la nostra Regione nella percezione generale e ritenuta più incontaminata e autentica.
E quindi il problema della turistificazione riguarda tutta l’Umbria ed è uno dei temi che dovrà affrontare la prossima Governatrice.
L’aumento sconsiderato del turismo significa incremento generale dei consumi: di suolo, acqua, energia e in generale di tutte le risorse naturali, aumento della produzione di rifiuti.
Risultato: una Regione molto meno verde, molto meno attrattiva e vivibile, in definitiva meno sostenibile. È un po’ la favola del rospo e del bue: alla fine chi si ingrossa oltre i propri limiti è destinato ad auto-distruggersi.