Il famoso detto kennedyano “non chiederti cosa può fare il tuo paese per te ma cosa puoi fare tu per il tuo paese” può essere benissimo applicato all’altrettanto famoso, seppur oggetto misterioso, “Recovery plan – Next Generation Eu”: “Non chiediamoci cosa possa fare il piano per Assisi ma cosa possa fare Assisi per la grande occasione di costruire un futuro sostenibile per le nostre prossime generazioni”!
A pochi mesi dal rinnovo dell’amministrazione comunale il dibattito politico verte tutto su una girandola di nomi e poco, molto poco, sui contenuti, sull’idea che dovremmo avere della nostra città da qui a 5-10-20 anni. Perché le basi del nostro futuro si pongono adesso, non a ridosso degli obiettivi.
Per esempio Assisi ha ospitato il convegno “L’economia di Francesco”, ma l’evento è stato creato da gente di “fuori”, come più volte sottolineato, a dimostrazione che la nostra città è un bel palcoscenico dove far mostra di sé ma poco propositiva in fatto di idee.
E allora chiediamoci: qual è l’idea della nostra città in prospettiva futura?
Quella di essere un teatro, un contenitore di eventi e idee altrui?
Oppure quella di essere protagonista del proprio cambiamento?
Guardiamoci intorno, osserviamo la nostra realtà, vogliamo imboccare la via del futuro oppure continuare a vivere di una rendita sempre più magra se non del tutto annullata dai recenti eventi?
Il turismo sarà senz’altro il motore principale del nostro sviluppo presente e futuro, ma quale turismo?
Nessuno vieta che il pellegrino possa convivere con l’amante della ricercatezza, del particolare, della curiosità, la domanda è: riusciamo a far vedere, conoscere queste nostre particolarità e curiosità a questo tipo di turista non necessariamente legato alla religione?
E vogliamo ancora procedere da soli nel proporre la nostra offerta turistica oppure fare squadra con le altre bellissime realtà che ci circondano e presentare l’Umbria come luogo, brand di attrazione, lasciando perdere rivalità e infruttuosi campanilismi?
Vogliamo finalmente sfruttare, una volta tornata la normalità, il nostro aeroporto per far atterrare almeno un paio di voli charter al giorno, minimo sindacale?
Il turismo sarà senz’altro il motore principale del nostro sviluppo ma sarà il caso di cominciare a guardare anche alla qualità della vita di chi abita il territorio, degli elettori, troppo spesso trascurati.
L’edilizia è un tema sempre scottante, l’edilizia porta lavoro, stipendi e salari, crea indotto, ma è strettamente necessario costruire, cementificare di nuovo oppure non sarà il caso di sistemare l’esistente attraverso piani di riqualificazione energetica e ambientale?
O di ristrutturare l’ampio patrimonio immobiliare esistente?
Il caso “Montedison” potrebbe benissimo venir applicato, per esempio, al recupero dello stabilimento Briziarelli in via Protomartiri Francescani a S. Maria degli Angeli, per farne, che ne so, un centro di ricerca di nuovi materiali edili eco-compatibili in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia?
Oppure (ecco una sfilza di anglicismi, pronti? Via!) una smart-city, un hub per start-up eco-friendly con daily brainstorming da sharenizzare h24, 7/7 nei social, nel web?
E come ci sposteremo? E con che tipo di energia? Che fine ha fatto il piano di teleriscaldamento tanto pubblicizzato qualche anno fa?
Troppe domande, senz’altro, ma è dal tipo di domande che ci poniamo che arriveranno le giuste risposte.
I soldi ci sono, il problema è farli arrivare sul territorio con piani ben articolati e sviluppati.
E qui, oltre alle idee, ci vogliono figure professionali in grado di saper scrivere bene una richiesta di fondi a Bruxelles, problema non di poco conto come evidenziato nella puntata di “Presa diretta” di lunedì 15 febbraio.
Infine occorre una dimensione territoriale minima di almeno 50.000 abitanti il che rende non più rimandabile la fusione con i nostri comuni vicini di Bastia, Cannara, Bettona e Valfabbrica.
Ne vogliamo parlare?