Sollecitato dagli scritti di Elvio Lunghi sull’opportunità di creare in Assisi occasioni, sotto forma di festival o di rassegna, per fare musica medievale e rinascimentale e per corroborare quanto egli e gli altri hanno scritto sulle pagine di Assisi Mia, vorrei ricordare che questa non è una novità, ma un “esperimento” fatto e collaudato per ben 25 anni, che ha dato ottimi risultati artistici, ma che non fece breccia nella considerazione degli amministratori locali i quali, tagliando i fondi, ne hanno decretato la fine, una fine annunciata forse, come qualche amico più impegnato nei partiti locali ha riferito, sembra infatti che la militanza di alcuni appartenenti all’associazione che promuoveva l’iniziativa in partiti diversi da quello al governo nella città, seppure nell’ambito dello stesso schieramento, fosse poco gradita. Ma non essendo mai stato dentro alle segrete cose relative al gioco assurdo dei partiti, pur essendo per dieci anni presidente e direttore artistico di tale associazione non mi accorsi dello sgarbo involontario che si stava perpetrando verso la parte politica “imperante” nella città. Comunque l’associazione “Laboratorio Medievale, arte, musica e teatro Assisi”, nome forse non bellissimo, ma era descrittivo di quello che facevamo durante la nostra rassegna annuale, poteva contare sul finanziamento del Comune e della Regione dell’Umbria, in verità a guardare quanto si spende per fare molto meno, erano veramente pochi spiccioli, ma con lo spirito del “buon padre di Famiglia”e tanto entusiasmo si riuscivano a fare tante cose, portando in Assisi esecutori e ricercatori del massimo livello: René Clemencic , Andrea von Rahamm, René Zosso, l’Ensemble Gilles Binchois la Schola Gregoriana di Cambridge, corsi vari tenuti da docenti come Agostino Ziino, per un certo periodo presidente e direttore artistico dell’associazione, Wulf Arlt, Dominique Vellard, Marie Noel Colette, Madù Lancia, Veronique Daniels. Per 22 anni sempre con il consiglio di amici esperti quali Agostino Ziino, e i componenti dell’associazione Alia Musica, dell’amico Adolfo Broegg, e degli altri componenti dell’Ensemble Micrologus, si riuscì a dare vita a 22 edizioni di livello artistico eccezionale. I professionisti che venivano mettevano in atto un’attività di laboratorio che lasciava alla città una ricchezza di conoscenze e di esperienze, importante per coloro che partecipavano. Prima di Agostino Ziino ne era stato presidente Paolo Pizzardi, per poco tempo in verità; dopo Agostino Ziino, toccò a Maurizio Zubboli e poi, volente o nolente, fu la volta di chi scrive per quasi dieci anni. Agostino Ziino mi comunicò l’idea di fare un gruppo di studio di Iconografia musicale, coinvolsi subito Ezio Genovesi e Nicoletta Guidobaldi e poi insieme Elvio Lunghi e Corrado Fratini che chiamarono Paola Mercurelli Salari, Francesca Cerri, Alissa Notari e altri giovani studiosi umbri. Ne nacquero tre mostre e tre cataloghi di iconografia musicale in Umbria che ebbero per oggetto il patrimonio di arti figurative presenti nella nostra regione, databili dal XIV al XV secolo. Fu, insieme ad un volume a cura di Dinko Fabris, intitolato “Iconografia musicale a Martina Franca”, il primo studio sistematico di questo argomento sulle arti figurative di una regione, per molti anni i cataloghi figurarono tra i libri di testo consigliati in molte università italiane, benché la veste grafica fosse assai “risparmiosa”. Negli ultimi tre anni di attività dell’associazione tentammo una formula diversa: con l’aiuto di musicisti che attivarono i loro colleghi insegnanti nei conservatori di tutta Italia, una parte della rassegna fu destinata alla musica classica. Dalla collaborazione con questi artisti di grande livello come Ciro Scarponi, Francesco Chirivì, Andrea Franceschelli, Claudio Veneri, Marco Venturi, Massimo Bartoletti, Patrik De Ritis, scaturì la possibilità di fare corsi di perfezionamento a cui intervenivano molti studenti. La presenza dei docenti produceva la possibilità di organizzare, durante il periodo dei corsi, un festival di grande livello artistico in cui oltre ai maestri docenti intervennero le formazioni musicali dell’Accademia Fiesolana , il coro di Marco Berrini, la civica orchestra del Comune di Milano.
L’iniziativa oltre che seguire gli interessi musicali degli associati, si proponeva d’accordo con l’amministrazione comunale di allora, c’era appena stato il terremoto, di contribuire alla rinascita della città di Assisi, partendo dalle sue più nobili tradizioni. La nostra città ha una grande tradizione musicale, fondata sulla presenza della cappella musicale di San Francesco, crocevia di scambio di culture diverse, laboratorio di stili musicali ad uso liturgico o paraliturgico, fin dal salterio ritmico di fra’ Giuliano da Spira. Questa presenza che portò ad Assisi alcuni tra i più grandi musicisti in varie epoche, influenzò positivamente le altre cappelle musicali della città, per esempio quella della Cattedrale. Ma i musicisti impegnati nelle cappelle legate agli ordini religiosi e alla curia, insegnavano la musica ai cittadini laici di Assisi che venivano coinvolti nelle tornate accademiche, negli spettacoli, più tardi nelle opere organizzate dall’Accademia del Monte, poi Accademia Properziana del Subasio. Tutto ciò ha creato condizioni tali da permettere il consolidarsi di una tradizione musicale radicata, particolarmente partecipata dalla popolazione; purtroppo quasi dimenticata fino ad alcuni anni fa. Dopo tre anni un nuovo avvicendamento al governo comunale determinò di nuovo la chiusura delle attività dell’associazione. L’ultima esperienza, risalente all’anno 2018, del convegno internazionale e della rassegna dedicata al teatro sacro, collaborazione tra l’Accademia Properziana del Subasio e l’Università di Perugia ha dimostrato che attraverso la generosità e l’entusiasmo delle associazioni che operano nel territorio: Il Piccolo Teatro degli Instabili, Soni d’Umbra, Commedia Harmonica, l’Associazione Tetralba è possibile la realizzazione di veri eventi con finanziamenti realmente modesti.
Lo scopo di questo articolo non è quello di celebrare ciò che è stato fatto e chi lo ha fatto, ma è un richiamare alla memoria che queste iniziative, indubbiamente di grande valore artistico e sociale, sono state portate a compimento. In questo momento dunque è necessario rimboccarsi le maniche, pensare a ciò che è più utile e compatibile con il nostro territorio; tutto quanto sopra scritto è stato fatto con pochi mezzi e tanta volontà; la volontà, l’entusiasmo, le capacità da parte almeno di alcuni cittadini ci sono ancora, si pensi a ciò che si potrebbe realizzare con un finanziamento adeguato e la partecipazione delle istituzioni!