08 Luglio 2020

Assisi, una visuale sfocata

Francesco Berni
Assisi, una visuale sfocata

Piccole cicatrici nel delicato paesaggio che circonda la città serafica si sommano progressivamente a manufatti di maggior portata, sgarbati nelle forme e svilenti nelle funzioni.
Si tratta di un’accumulazione vorace di rotonde, capannoni, centri commerciali, recinti e villette che dimostra la chiara assenza di un’idea di città e di territorio.
Gesti ormai assuefatti nell’immaginario collettivo, ammessi negli strumenti urbanistici, che rivelano un modo di pensare che sottrae, anziché aggiungere, qualità al nostro territorio.
Una ragione per spiegarne l’ammissibilità, è da ricercare anche nella necessità dei Comuni di fare cassa attraverso le urbanizzazioni, prosciugati dai tagli progressivi stabiliti a livello centrale anche seguito della crisi economica del decennio scorso.
A prescindere da questo, è evidente che viviamo di rendita rispetto al patrimonio storico, architettonico e paesaggistico che ci hanno lasciato in eredità le generazioni passate.
Il lento lavoro di stratificazione storica ha prodotto un paesaggio unico dove ancora, dall’alto della collina, si scorgono i segni della centuriazione romana nella piana su quale si sono innestate piccole chiese cristiane e nuclei insediativi sviluppati dall’alto medioevo in poi.
Quello che vediamo dalle finestre delle nostre case è associabile ad un mosaico bizantino fatto da un insieme di elementi architettonici e paesaggistici con una loro logica e coerenza.
Trasformare senza interiorizzare questo processo significa perdere la nostra identità.
Non si tratta di un’analisi nostalgica o un modo di difendere il paesaggio storico in modo conservativo, al contrario, il nostro obiettivo deve essere quello di continuare la scrittura di questo lungo testo.
Ma per aggiungere, modificare o integrare bisogna capire cosa è stato scritto prima di noi.

L’assenza di visione di città e la mancata coscienza di quello che ci circonda, porta ad una continua importazione acritica di modelli che vengono riprodotti nel nostro territorio con scelte discutibili e forvianti.
Siamo un luogo unico dove sono necessarie politiche e azioni specifiche. Quello che depositiamo nello spazio è la traccia materiale di un modello di città per aggiunte, senza un disegno coerente, senza un’idea di futuro, come se il territorio sia una carta bianca su cui tirare linee con la matita.
Siamo nella terra di Francesco, il cui insegnamento ecologico è ancora vivo, basta saperlo leggere.
È scritto dietro ogni angolo della nostra città.

Francesco Berni: Urbanista

Francesco Berni

Urbanista. Consulente del Comune di Milano per progetti di rigenerazione urbana e innovazione sociale. Ho lavorato per enti pubblici e privati nel campo della progettazione e pianificazione urbanistica. Svolgo attività di studio e ricerca presso il Dipartimento di Architettura DIDA dell’Università degli Studi di Firenze su temi legati alla rigenerazione urbana, innovazione sociale e disegno della città. Appena posso però me ne torno tra i vicoli di Assisi.

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