17 Giugno 2020

L’antimafia: una questione culturale

Noemi Dicorato
L’antimafia: una questione culturale

La cultura è determinata da un insieme complesso di costume, arte, morale, abitudini che un uomo acquisisce in relazione alla società della quale è membro (Taylor, 1871).
La società nella quale gli uomini e le donne vivono influenza così il pensiero e le attitudini.
I comportamenti che ogni giorno animano le nostre scelte sono, spesso inconsciamente, condizionati dalla cultura alla quale apparteniamo. Anche quando si acquisiscono le competenze lavorative, che definiscono una professione, la realtà cambia: un architetto guarda la città dove è cresciuto con un occhio diverso, come anche un ristoratore, un albergatore, un insegnante.
All’interno di ogni personalità sono molteplici le culture che si incontrano. È come quando durante le lezioni di matematica alle elementari, ora scuola primaria, si studiavano gli insiemi: la cultura di ogni individuo è definita dall’intersezione di insiemi diversi.
Ad Assisi manca l’insieme della cultura antimafiosa, o almeno, se presente il più delle volte si limita a qualche post su Facebook per l’anniversario della strage di Capaci. Le mafie sono, nell’immaginario comune, mai plurali, e se si studiano si studiano solo in merito al passato, alla storia delle mafie storiche.
Le mafie sono però attuali, e sono liquide, capaci di adattarsi alla cultura del territorio nel quale si insediano. Per questo spesso non si vedono, non si identificano. È difficile guardare qualcosa che nella maggior parte dei casi è invisibile, ma scegliere di vivere una cultura antimafiosa dovrebbe dotarci, sempre di più, di una lente in grado di mostrarci la realtà che abitiamo come luogo in cui le infiltrazioni mafiose sono presenti. È vero che questa presenza sembra non avere radici storiche in Umbria, ma attualmente questa presenza è assodata. L’Umbria non è terra vergine. I beni confiscati presenti nella nostra Regione lo testimoniano. Nella vicina Perugia è in corso un processo di ‘ndrangheta denominato Quarto Passo.
Anche Assisi non è immune. L’Hotel Subasio ne è un esempio pratico. Come è stato possibile che un CDA non si sia accorto di star affidando in gestione un bene così prezioso per la città, com’è stato in passato l’Hotel Subasio, ad una società in odor di mafia? Certo, è facile dirlo ora, dopo che questo odore è stato messo nero su bianco tramite un’interdittiva antimafia. Ci chiediamo però se ci siano stati dei segnali che come comunità assisana non siamo stati capaci di cogliere e che avrebbero portato ad una situazione differente da quella attuale: una struttura vuota che per ripartire ha bisogno di un’ingente quantità di risorse economiche. È possibile sapere da quanto l’interdittiva fosse presente nelle mani del Comune e quanto tempo il Comune ha impiegato nel prendere una posizione in merito?
Togliere la licenza alla società fratelli Catalano Srl che gestiva l’Hotel è stato oggetto di dibattito: c’è chi ha considerato questo gesto coraggioso, chi ne ha subito le conseguenze perdendo il lavoro, chi si è rivolto al Tar, chi ha pensato di poter riaprire l’Hotel comprando le quote della società colpita dall’interdittiva antimafia. Ma non c’è chi ha aperto gli occhi e preso coscienza: la nostra città necessita sempre di più che nel dibattito pubblico si parli di come proteggere il territorio dagli affari delle mafie e da chi permette alle mafie di entrare in Umbria. Chi sta pagando le conseguenze di questa faccenda? Di chi è la colpa? Fin quando non saremo in grado di ammettere che, se un tessuto non è in grado di rigettare le infiltrazioni mafiosi, la colpa è anche nostra, l’epilogo sarà sempre lo stesso. Quante altre situazioni poco chiare ci sono nel nostro Comune che ancora non stiamo considerando collegate al sistema ben rodato della criminalità organizzata? Se c’è un bar che mostra segnali poco convincenti da più punti di vista se continuiamo a frequentarlo come consumatori scegliamo di non prendere una posizione. La cultura antimafiosa ha bisogno di alimentarsi a partire da un cambiamento di abitudini e comportamenti che posso sembrare a volte anche di poco conto.
Ad Assisi è presente un presidio territoriale di Libera, associazione contro le mafie, ma sappiamo bene che l’associazionismo nel nostro Comune non è molto popolare, anzi. D’altronde è noto ai più che laddove l’individualismo vince le mafie si insediano.

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