“Andrà tutto bene”: si legge anche sulle finestre e sui balconi di Assisi. Siamo ormai in preda ad una vera e propria sindrome dell’ “Andrà tutto bene”. Su quali basi si regga questa convinzione non è dato a sapere. Quello che è certo è che Assisi non può perdere più tempo e cominciare ora a ripensare la qualità urbana soprattutto se legata alle nuove esigenze che la pandemia ha imposto.
Occorrono strategie economiche e sociali sostenibili che devono essere veloci. Per questo bisogna partire subito per dare vita ad un motore di innovazione che ad Assisi, sfortunatamente, manca da troppo tempo, quasi un secolo. Ci viene incontro su questo tema l’interessante libro di Ezio Genovesi “Assisi 1926” un lavoro, che come ha scritto nella prefazione Paola Mercurelli Salari “pone finalmente sotto la lente di una rigorosa analisi storica il momento in cui Arnaldo Fortini pazientemente costruisce l’immagine di Assisi nel mondo”. E dopo Fortini?
Assisi dunque ha bisogno di una forte volontà politica e di una nuova narrazione.
Le strade, le piazze, gli edifici certamente non cambieranno. Anche nella città serafica oltre al Covid 19 ci sono state le pesti o la Spagnola del 1918 e si è sempre tornati a vivere.
Le attività commerciali, invece, avranno bisogno di più spazio pubblico per le loro attività. E pensare che fino a febbraio scorso il dibattito cittadino era incentrato sull’apertura o meno del centro storico e di Piazza del Comune ai mezzi privati.
Un dibattito tristissimo e ormai stantio che ha confermato la scarsa idea di sviluppo. Adesso quei commercianti che polemizzavano con gli amministratori perché a loro dire volevano togliere le auto davanti ai loro negozi forse scopriranno che lo spazio pubblico può essere usato in un altro modo. E qui entra in gioco la politica fatta anche di creatività. Spazi pubblici che diventeranno fondamentali con la Fase 2 anche per il distanziamento sociale. Aree che dovranno essere ben progettate ma soprattutto innovative, in un centro storico come quello di Assisi sempre più spopolato. E quale migliore occasione se non questa per intervenire e creare di nuovo quella socialità, quel senso di comunità che si sono perse? La sfida di Assisi sta tutta qui: rigenerarsi con proposte semplici. Il riavvicinamento alla dimensione locale potrebbe essere una interessante forma di resilienza della città. Assisi potrà vincere la sua sfida se dimostrerà una capacità di adattarsi ai nuovi cambiamenti.
In giro, ahinoi, al momento non ci sono visionari come Fortini. E allora coinvolgere Università, architetti, urbanisti, designer, start up anche internazionali che vorranno riprogettare Assisi.
Questa città ha bisogno sempre più di aprirsi. Forse, allora, aver esposto “Andrà tutto bene” avrà avuto un senso.