02 Aprile 2020

Il Coronavirus ferma anche i ceri di Gubbio?

Fabrizio Cece, Francesco Mariucci
Il Coronavirus ferma anche i ceri di Gubbio?

Edizioni straordinarie e sospensioni della Festa dei Ceri di Gubbio

Non esiste una ricerca che consente di aprire un dibattito documentato sul rapporto che intercorre tra Festa dei Ceri e calamità, episodi o semplici occorrenze che possono averne determinato la sospensione o il differimento ad altra data. Il dubbio è soprattutto relativo alle epoche più lontane, dove la documentazione a nostra disposizione non solo è rarefatta e intermittente, ma di certo non riguarda la ritualità dettata dalle festività che comandavano i calendari liturgici, gli statuti comunali e quelli delle corporazioni di arti e mestieri. Sappiamo, ad esempio, che la più grande pandemia del medioevo, la Peste Nera, si sviluppò a Gubbio solo tra il giugno e il settembre del 1348, quindi dopo le festività ubaldiane, le quali continuarono regolarmente nel maggio del 1349 ad emergenza cessata[1]. Le grandi epidemie degli ultimi quattro secoli, ad iniziare da quella di peste del luglio-settembre 1622, per proseguire con quella di colera dell’agosto-ottobre 1855, si manifestarono lontano dal mese di maggio. Anche la più recente pandemia, la cosiddetta influenza spagnola, che causò nel nostro territorio oltre trecento morti, si diffuse tra l’ottobre del 1918 e il gennaio 1919, consentendo dunque la Festa dei Ceri nel maggio dello stesso 1919, edizione tra l’altro molto attesa dopo la sospensione dal 1916 al 1918 a causa della Grande Guerra. Quello della Peste Nera e dell’influenza spagnola sono soltanto degli esempi, che citiamo proprio perché recentemente indagati. Molte altre gravi crisi si verificarono nel corso dei secoli, sulle quali, tuttavia, mancano dati ed elementi che consentono di verificare concrete ricadute sulla nostra Festa[2]. E se, a quanto pare, le epidemie, pur gravissime, non intaccarono i nostri riti più importanti, lo stesso dicasi per altri fenomeni naturali dannosi, come i terremoti, eventi che al contrario potevano alimentare assembramenti a causa delle continue celebrazioni e processioni religiose ritenute propiziatorie[3]. A sospendere i riti, come noto, furono invece gli eventi bellici o i disordini di natura politica del Novecento i quali ebbero un peso maggiore per tanti motivi e perché riguardavano da vicino l’intera comunità dei ceraioli.

Va detto, ad ogni modo, che a partire dalla seconda metà del Seicento, la cancelleria del Comune registra, sinteticamente, ma con costanza e precisione, gli eventi salienti del calendario eugubino. Nelle cosiddette Riformanze, aggiornate quasi quotidianamente, di norma, il giorno 15 maggio, il cancelliere si limita a ricordare che tra l’entusiasmo del popolo e dei contadini si è svolta, come consuetudine, la Corsa dei Ceri. Solo un cenno, un richiamo che oggi appare come resoconto inadeguato, aridissimo e senza passione, ma grazie al quale siamo in grado di documentare, quasi anno per anno, la volontà di rendere immortale, pure in tempi assai difficili, il perpetuarsi della Festa dei Ceri.

Anche grazie a questo genere di fonti possiamo dunque estrarre il seguente breve prospetto. 

1654. I Ceri terminano la corsa in cattedrale

A causa di un acceso contrasto tra l’Amministrazione Comunale e la congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi che detiene la chiesa di Sant’Ubaldo i Ceri non terminano la corsa presso la basilica del santo, ma in cattedrale[4].  

1817. Epidemia di tifo. La Festa dei Ceri si svolse normalmente

Nel 1817 Gubbio è colpita da una terribile epidemia di tifo petecchiale, cioè trasmesso dai pidocchi. Si registrano centinaia di morti tra città e campagna, anche in conseguenza della carestia del 1816. Tutto sembra derivi dall’eruzione di alcuni vulcani, come quello di Tambora (1815), in Indonesia, le cui ceneri oscurano il cielo di tutto il mondo provocando il cosiddetto ‘anno senza estate’. La Festa dei Ceri si svolge regolarmente e i capitani riescono ad organizzare, pure con grande fatica, le forze sufficienti per “mandare” i ceri[5].

1837. Festa differita al 22 maggio.

La Festa dei Ceri è spostata dal 15 al 22 maggio per motivi religiosi, perché il giorno di Sant’Ubaldo cade nei tre giorni di Pentecoste. Dalle memorie del notaio Luigi Lucarelli: «La festa di S. Ubaldo che in quest’anno cadeva il martedì 16 maggio, terza festa di Pentecoste, per decreto della Sagra Congregazione de’ Riti procurato da mons. Vescovo venne trasportata al 22 maggio, cioè al lunedì dopo la festa della SS.ma Trinità e ieri precedé la solita processione e la popolare festività de’ Ceri. La fiera, però, si fece secondo il solito ne’ giorni di mercoledì e giovedì 17 e 18 maggio e così avverrà tutte le volte che la festività di S. Ubaldo cadrà nei tre giorni della Pentecoste. Riuscirono però molto male e la fiera e la festa, sì per la contrarietà della stagione, che in quest’anno era molto rigida e continuamente piovosa, sì perché mancarono concorrenti alla fiera, mancando la circostanza delle feste e mancarono alle feste perché era già seguita la fiera; oltreché per la somma miseria sempre crescente in questo paese, mancava in quest’anno il teatro e qualunque altro divertimento atto a richiamare forestieri»[6].

1894. Edizione straordinaria il 25 settembre.

In occasione delle celebrazioni organizzate per il settimo centenario della Traslazione del corpo di Sant’Ubaldo (1194-1894) si tiene anche un’edizione straordinaria della Festa dei Ceri. Dunque dopo il 15 maggio i Ceri corrono anche il 25 settembre. Questa è stata l’unica volta in cui la Festa dei Ceri fu replicata nel corso di uno stesso anno. Il Consiglio Comunale, nell’autorizzare la festa, decide significativamente che “da oggi in avanti sia respinta qualunque altra consimile domanda”. Fare i Ceri a settembre è forse un tentativo per riappacificare gli animi dopo lo scontro che il comitato delle celebrazioni e gli amministratori eugubini hanno con il vescovo Luigi Lazzareschi. Egli, infatti, si ritiene ingannato perché le commemorazioni della Traslazione hanno assunto una deriva troppo laica e addirittura politica rispetto alle iniziali intenzioni. Piazza Grande è occupata per le feste del centenario, pertanto le tre “birate” si svolgono nella parte orientale della piazza del mercato[7].

1916-1918. Sospensione a causa della Grande Guerra.

Con Regio Decreto del 23 maggio 1915, n. 674, art. 3, a causa del conflitto mondiale in corso, sono vietate le riunioni pubbliche, le processioni civili e religiose, le passeggiate in forma militare con o senza le armi e gli assembramenti in luogo pubblico o aperto al pubblico. Il 25 aprile del 1916 la Giunta Comunale del Comune di Gubbio delibera di annullare la Festa dei Ceri “tenuto presente come il grave ed eccezionale momento che attraversa la Patria nostra non consenta festeggiamenti per cui occorrono animi lieti e tranquilli”. Con successivo atto dell’8 maggio la Giunta Comunale conferma “la presa deliberazione con la quale la festa dei Ceri è stata rimandata a momento più propizio”. Ci furono, naturalmente, molte polemiche e pure una raccolta di firme organizzata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso e dall’Università dei Muratori. Il Sindaco, allo scopo di tranquillizzare la comunità, comunicò ad uno dei referenti della petizione, che “tale decisione è conforme a quella adottata dal Municipio di Siena per il Palio tradizionale. Il 15 maggio 1917 i soldati eugubini e umbri della brigata Alpi organizzarono la festa alle pendici del Col di Lana (ad est della Marmolada). Il decreto di sospensione riguardò anche il 1918[8].

1921. Festa differita al 22 maggio.

Il 15 maggio 1921, domenica, si svolgono le elezioni politiche e la festa è differita a domenica 22 maggio. I risultati delle elezioni generano divisioni e inquietudini. Il 22 maggio è una giornata terribile, funestata da incidenti tra fascisti e anarchici e da un grande temporale con pioggia continua. A partire dal primo pomeriggio le polemiche sfociano in scontri sempre più violenti che determinano una scelta durissima, quello dello “sgombero delle vie dagli astanti” da parte delle forze dell’ordine, ordine esteso, per motivi di pubblica sicurezza, anche ai ceraioli che sono obbligati a rientrare nelle loro abitazioni. È in questo drammatico contesto che i Ceri arrivano in cima al Monte a notte fonda, portati alla meglio da chi era rimasto, soprattutto donne, ragazzi e anziani ceraioli[9].

1941. Festa dei Ceri sospesa.

L’inasprirsi del secondo conflitto mondiale non consente la celebrazione della Festa dei Ceri, esplicitamente vietata dal Prefetto che accorda, per il 15 maggio, solo una semplice processione dalla cattedrale alla basilica di Sant’Ubaldo.

1942-1945. I Ceri Mezzani sostituiscono i Ceri Grandi.

Nel pieno del secondo conflitto mondiale la Festa dei Ceri viene celebrata, ma con i Ceri Mezzani realizzati da Benvenuto (Dante) Fata pochi anni prima, nel 1938. Nel 1942 è differita al 16 maggio, così pure nel 1943. Nel 1944 e nel 1945 torna al 15 maggio. ­

1966. Richiesta dell’Università dei Muratori per spostare definitivamente i Mezzani a settembre.

Realizzati i nuovi Ceri Mezzani l’Università dei Muratori, nel marzo del 1966, “dopo il parere espresso da vari cittadini”, sottopone al Sindaco l’idea di spostare la manifestazione “l’undici settembre per l’anno in corso e la prima domenica di settembre” per gli anni a venire. La proposta cade da sola senza ulteriori sviluppi[10].

Francesco Mariucci: direttore Biblioteca Sperelliana di Gubbio, raffinato storico dell’arte, ceraiolo di Sant’Ubaldo 

Fabrizio Cece: esperto ricercatore d’archivio.


[1] Sul tema della Peste Nera a Gubbio, cfr. A. Luongo, Gubbio nel Trecento. Il comune popolare e la mutazione signorile (1300-1404), Roma 2016, pp. 99-116. Per il 1349, cfr. A. Seppilli, F. Costantini, I Ceri di Gubbio. Saggio storico-cultuale su una festa folclorica, in “Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia”, VIII (1970-1971), Perugia 1972, pp. 99-100.

[2] Giuseppe Nardelli parla di “almeno 10-12 epidemie nel corso dei secoli XIV e XV”, cfr. G.M. Nardelli, Pestilenze, morbi, igiene pubblica e governo sanitario nella Gubbio medioevale, Gubbio 1996, dispensa a cura della Biblioteca Comunale Sperelliana di Gubbio [Sez. G. 1-(174, 4].  Per il XVII secolo si vedano le ricerche di M.V. Ambrogi, G. Belardi (a cura di), Gubbio nel Seicento. Francesco Borromini e la chiesa di Madonna del Prato, Città di Castello 2005, pp. 58-59 (La peste: epidemia terribile, molto temuta), 174-175 (Casi di peste nel Seicento a Gubbio).  Sull’influenza spagnola, cfr. F. Cece, …, in F. Trevisan (a cura di), Gubbio, la grande guerra e i Ceri sul Col di Lana (1917-2017), Atti del Convegno di studi, Gubbio 2017, p. 28.

[3] Nel 1633, in piena epidemia di peste, gli atti comunali ricordano che il 15 maggio i Consoli, il Gonfaloniere di Giustizia e i Giudici del Comune di Gubbio, “per tempo ascesero il Monte di S. Ubaldo e fecero cantare la messa”. Non vi è dunque memoria di un’eventuale sospensione della Festa dei Ceri, cfr. P.L. Menichetti, I Ceri di Gubbio dal XII secolo, Città di Castello 1982, p. 166 doc. 75.

[4] P.O. Menichetti, I Ceri di Gubbio dal XII secolo, Città di Castello 1982, p. 126; A. Barbi, Quando i Ceri non arrivarono a S. Ubaldo, in “Via ch’eccoli”, XIX, 19; A. Barbi, La Festa dei Ceri sotto lo Stato della Chiesa (1631-1795), Gubbio 2007, pp. 38 – 39.  

[5] A. Barbi, La Festa dei Ceri dai primi moti risorgimentali al dopo Unità (1796-1880), Gubbio 2006, pp. 45-46, 166.

[6] A. Barbi, La Festa dei Ceri dai primi moti risorgimentali al dopo Unità (1796-1880), Gubbio 2006, pp. 69, 180. L. Lucarelli, Memorie 1820-1861, a cura di F. Cece, Gubbio, 2011, p. 205.

[7] P.L. Menichetti, I Ceri di Gubbio dal XII secolo, Città di Castello 1982, p. 126; G. Sannipoli, La Festa dei Ceri e l’Università dei Muratori (1891-1900), Gubbio 1996, pp. 51-55, 105-107.

[8] A. Barbi, La Festa dei Ceri e la Grande Guerra (1911-1920), Gubbio1999, pp. 69-72, 128-130; F. Trevisan (a cura di), Gubbio, la grande guerra e i Ceri sul Col di Lana (1917-2017), Atti del Convegno di studi, Gubbio 2017.

[9] F. Farneti, Capodieci ventanni, Gubbio 1985, p. 16; A. Barbi, La Festa dei Ceri durante l’ascesa del fascismo (1921-1930), Gubbio 2000, pp. 22-26; F. Cece, Donne, Ceri, guerra, in “Gubbio Oggi”, XVI, 4, p. 21.

[10] F. Mariucci, Dal modello alla replica (e ritorno). Una scheda preliminare sui ceri mezzani di Gubbio, in M. Morelli (a cura di), Più belli, più pesanti e più grandi. Il restauro dei Ceri mezzani di Gubbio, Gubbio 2013, p. 68.

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]