27 Marzo 2020

Ci vuole un altro Voto

Luca Truffarelli
Ci vuole un altro Voto

Un voto!

Ecco cosa ci vorrebbe oggi per far cessare l’epidemia COVID-19, un bel voto fatto al santo opportuno!

Per esempio noi a S. Maria degli Angeli potremmo scomodare ancora una volta Antonio Abate, ricordargli come già in passato ci abbia aiutato in una situazione simile, poco più di un secolo e mezzo fa, primi anni Sessanta dell’Ottocento.

Allora a morire e ad ammaliarsi non erano i cristiani (in senso lato, si capisce, ognuno libero di manifestare il proprio credo, lo specifico per evitare accuse di impolitically incorrect…) bensì i cavalli, quei cavalli tanto utili e fondamentali per l’economia angelana, quei cavalli sempre freschi e in forze per il cambio alla stazione di posta lungo la direttrice Firenze – Roma.

E che successe, orsù?

Che la morìa non cessò sino a quando la comunità angelana non si decise a prendere armi e bagagli e invocare il suo Santo Patrono, quell’Antonio Abate che tanta devozione ispirava ai suoi protetti. Tanto che anche quando gli angelani erano quattro gatti (stima per eccesso), pensarono bene, nel Seicento, fatemi vedere bene… ecco, sì, il 23 ottobre 1664, di costituire una Confraternita e aggregarla direttamente a quella di Vienna, mica la prima che offriva il convento!

L’invocazione, tra una preghiera e l’altra, fu accompagnata da un voto solenne, un voto che suonava all’incirca così (non abbiamo fonti che riportino con precisione la prece invocante):

“Sant’Antonio nostro patrono e protettore, hai presente quel Piatto che sporadicamente, ogni tanto, qualche buonanima paesana offre ai poveri della nostra comunità? Ecco, se ci liberi dalla strage cavallina quel Piatto lo offriremo ogni anno, il giorno della tua festa, a tutti i poveri del paese. Alla bisogna provvederanno Priori nominati di volta in volta. Ci stai? Sì? E allora ci aggiungiamo pure una processione con la tua statua in testa e un occhio particolare ai nostri preziosi animali, aiutanti nei campi”

Di fronte a cotanta offerta il Santo fece cessare l’epidemia equina, le attività legate al cavallo ripresero come prima, la Stazione di posta continuò ad operare finché, pochi anni dopo, il progresso si manifestò dalle nostre parti nella forma di due lunghi pezzi di ferro paralleli che indicavano la strada ad un mostro veloce e sbuffante chiamato treno. Con tanto di Stazione, “Assisi, stazione di Assisi!”

Ecco dunque che se la storia è maestra di vita, in mezzo al dilagare del coronavirus nelle lande italiane, europee e mondiali, un atto di sottomissione alle forze dell’aldilà forse potrebbe portare i suoi frutti anche in una società secolarizzata e scettica come la nostra che ci fa guardare con tenerezza il Papa invocare Madonne e Crocifissi.

E allora la situazione eccezionale richiede risposte eccezionali, se l’uomo lo fa seguendo i dettami della scienza chiudendo tutto e rinchiudendo tutti, potrà un santo sbarrare il cuore all’invocazione del suo popolo?

Staremo a vedere, hai visto mai che alla festa del Piatto del 2021 le canoniche pietanze (“fischioni”, 2 polpette, 4 salsiccette e “rosbif”) verranno modificate come segno a futura memoria?

Può darsi che tra qualche anno, di fronte al Piatto, noi vecchietti legati alle tradizioni, potremmo brontolare ai nostri nipoti: “Embè? Le polpette nn’erono due? Come maje adè c’ènno 3 salsiccette?”

“Oh No’, ‘gni anno sta storia? ‘L voto, ‘nt’arcorde? Ce l’è detto tu da quann’eriamo cinine!”

“Ah già, ‘l voto pel vìruse, ‘l vìruse del Venti, scì…”

Luca Truffarelli

"Artigiano nel mondo della stampa, è appassionato di storia e cultura umbro-assisana. Pubblica storie in parlata locale con lo pseudonimo di Chiucchierino de Jangeli"

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