La vita di Sebastiano Veneziano è stata una completa vocazione per il lavoro, la famiglia e Assisi. Qui, dalla Sicilia che gli dette i natali (Canicattini Bagni, nel Siracusano, 23.08.1913), Veneziano approdava nel 1933 quando, appena ventenne, iniziava come istitutore del Convitto Nazionale “Principe di Napoli” il rapporto che doveva legarlo alla città. Nell’immediato dopoguerra, dal 5 gennaio 1948 al 4 giugno 1952, ne fu, da socialista, sindaco: il terzo del periodo repubblicano. La forte personalità, il grande rigore intellettuale e il senso istituzionale con cui affrontava ogni incarico ricevuto, unitamente alla meticolosa attenzione con cui analizzava ogni questione, convogliarono l’azione amministrativa verso un’ordinata rinascita della città, secondo le priorità da lui stesso indicate il 24 febbraio 1948 nella seduta di insediamento al supremo consesso cittadino. Completò gli studi presso l’Ateneo perugino nel 1937 conseguendo la laurea in Scienze Politiche, divenne quindi “istitutore di ruolo” e successivamente, nell’anno 1956, rettore del Convitto. Il 22 luglio 1940 sposò la maestra assisiate Clara Perotti, dalla quale ebbe presto due figli, Carlo (1942) e Franco (1944). Fu impegnato con il grado di sottotenente nella campagna d’Africa in territorio di Bengasi. Ritornato in famiglia dopo l’armistizio del 1943, poté riprendere il suo lavoro nel Convitto Nazionale per una lunga carriera, che si protrasse fino al 1973, anno precedente al suo ultimo. Il suo cammino professionale: un carico di memorie, di esperienza, di riconoscimenti conquistati con la costanza del suo impegno, con la forza del suo intelletto, dopo una vita di missione onestamente e sapientemente vissuta al servizio della scuola e del Convitto in particolare. Sotto la sua direzione la comunità convittuale raggiunse una notevole consistenza (242 convittori suddivisi in 11 squadre dalla prima elementare all’ultima classe superiore); oltre alla rigida osservanza dei regolamenti, manifestava un affetto autenticamente paterno verso i convittori, alcuni dei quali (impossibilitati a far rientro a casa) era solito ospitare presso di sé durante le festività pasquali. Sebastiano Veneziano aggiungeva sempre, in tutto quello che faceva, una progettualità che andava oltre, in quanto percepiva come qualsiasi cosa potesse essere migliorata e come qualsiasi attività lavorativa fosse in realtà finalizzata a un disegno più ampio: un genuino sentimento cristiano del lavoro. Con pacatezza ed equilibrio, prima di ogni cosa, metteva l’esempio; per questo è stato punto di riferimento ideale e morale dell’intera comunità assisiate.