Meglio la minestra delle medicine
A volte sorella morte si prende gioco di noi con degli avvisi di chiamata: una sfumatina o mezzo ictus, una toccatina o mezzo infarto, un brutto male o mezzo malaccio. Spesso è necessario finire sotto i ferri, per non rimanere mezzi infermi e prendersi un mezzo ‘saurimento. I parenti del paziente, se i chirurghi non l’hanno aperto e archiuso, appalesano una irrefrenabile smania di essere edotti sulla degenza post operatoria. Questa compulsiva curiosità è oggi contenuta dal fascicolo sanitario elettronico, dove è raccolta la storia clinica di ognuno, con tanto di ricette, referti e prescrizioni. In un tempo non lontano ben altra era l’indubitabile fonte di informazione. I medici bravi, quelli che se sono in buona ci si parla tanto bene, è sempre stato difficile trovarli. Ieri come oggi, unica fonte di certezza erano e restano solo gli inservienti. Quando gli addetti alla biancheria raccontano che il paziente arduna i lenzoli, la fine è vicina e altro non si deve chiedere. Più loquaci sono gli incaricati alla distribuzione del vitto, quelli che a mezzogiorno iniziano a sbattere le marmitte chi c’è, c’e. Riferendo di aver saltato un letto, la prognosi del paziente è riservata e non c’ha conosciuto su le cure. Se informano di aver lasciato la mela cotta si ravvisano i primi segnali di ripresa. Solo confermando che l’assistito è stato sfamato con la minestrina, la guarigione è assicurata e la porta dell’ospedale già mezza spalancata. In settimana, insieme alle polpette arriveranno anche le dimissioni.