08 Giugno 2022

Seguire i soldi: Simeone Antonelli

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Simeone Antonelli

Scendendo da Porta Nuova sulla punta meridionale della cinta medievale di Assisi alla volta di Osteriola, o salendo verso la città dal santuario di Rivotorto, all’incrocio con la via Francesca, dove la tradizione indica il luogo d’incontro tra Francesco e uno dei suoi primi compagni: il beato Egidio, si vede la chiesa rurale di San Giovanni Battista: un edificio assai semplice con una sola aula a pianta rettangolare, una copertura a due spioventi e tre altari in muratura alle pareti. La muratura esterna in pietrame è interamente rivestita d’intonaco, salvo una lapide sulla facciata che presenta una croce in rilievo. Una seconda lapide sulla parete settentrionale ha la forma di uno scudo e è ornata da una vipera con accanto la data 1564. Lo stesso simbolo – la vipera – è presente in un dipinto su tavola con una Crocifissione nel convento dei frati di Rivotorto, che apparentemente fu commissionato dallo stesso committente. Piuttosto che uno stemma araldico, lo scudo con la vipera era un signum tabellionis, cioè il marchio di fabbrica che rendeva riconoscibili un tempo le balle che trasportavano le merci uscite dalla bottega di un mercante. L’identità di questo mercante ci è svelata da un documento conservato presso l’Archivio di Stato di Assisi tra le carte del notaio Ludovico Confidati. Il quale il 14 maggio 1565 registrò l’atto di cessione di una chiesa intitolata a San Giovanni Battista ai frati del Sacro Convento di Assisi da parte di un certo Simeone Antonelli. Oltre alla chiesa, Simeone cedette ai frati l’usufrutto di alcuni terreni destinati al mantenimento di un cappellano, che doveva impegnarsi a risiedere nella casa colonica retrostante e a celebrar messa nei giorni festivi e nella ricorrenza dei defunti. Il donatore mise a disposizione anche i paramenti sacri e gli utensili necessari al servizio liturgico, e li descrisse uno a uno con la precisione di un inventario: “unam campanam … et unam campanellam … unum calicem magnum aptum … dua candelabria …”; inoltre camici, stole, manipoli, paramenti in seta dorata, “unum breviarium novum, et duo bacilia de ottono magna … unam crucem lignaminis deauratam et unam conam cum imagini yhus xpi …”, una tovaglia grande e una tovaglia lunga per l’altare, una cassa in legname grande per conservare gli oggetti presenti in chiesa. Inoltre tutto quanto occorreva per l’arredamento dell’abitazione: un letto con il suo saccone, un armadio grande per i vestiti, pentole e stoviglie per la cucina, capofuochi per il focolare, attrezzi per coltivare l’orto. Tra le altre cose, è importante il ricordo di “unam conam cum imagini yhesus christi”, cioè il quadro con il Crocifisso attualmente conservato nel convento di Rivotorto: verosimilmente l’antica immagine di culto della chiesa di San Giovanni, o meglio ancora l’immagine che decorava una edicola sacra posta lungo la via Francesca accanto ai terreni di proprietà di Simeone Antonelli, dalla quale era scaturita la decisione di costruire una chiesa per il servizio del vicinato.

            Nei decenni che seguirono la costruzione della chiesa, gli eredi di Simeone Antonelli ne decorarono l’interno con alcuni altari secondo il modello tridentino: il maggiore dedicato a San Giovanni Battista; l’altare di San Sebastiano a cornu evangeli e quello dell’Immacolata Concezione a cornu epistole. L’affresco del Battesimo di Cristo nel fiume Giordano raffigurato sull’altare principale fu completato il 13 giugno 1592, come si legge alle spalle del Battista. Da Francesco Antonio Frondini sappiamo che Simeone Antonelli ebbe una figlia di nome Battista, sposa di Carlo Fiumi, la quale nel febbraio 1573 risulta essere l’unica erede del padre defunto. Fu probabilmente Battista a commissionare una nuova decorazione per l’altare maggiore, in sostituzione della tavola con la Crocifissione che Simeone aveva esposto in chiesa un quarto di secolo prima. L’altare di San Sebastiano è decorato da una Annunciazione nel timpano e dall’apparizione di Maria Vergine ai santi Rocco, Sebastiano e Antonio di Padova. In basso sono due ritratti a mezzo busto di una donna e di un uomo, identificati dagli stemmi nelle famiglie Antonelli e Vignati. Presso l’archivio del Sacro Convento di Assisi sono conservati documenti dai quali risulta che una sorella di Simeone Antonelli, di nome Cherubina, sposò un Girolamo Vignati; che un Biagio Vignati investì notevoli somme nella fabbrica della chiesa di San Giovanni Battista, e che un Flaminio Vignati fu nominato procuratore da Battista Antonelli. Il terzo altare sulla parete a valle è dedicato all’Immacolata Concezione. Una targa riporta la data 1595, ma non ci sono  elementi per risalire all’identità del committente.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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