22 Marzo 2023

Seguire i soldi: Il vescovo Ringhieri e il Comune per l’altare di Sant’Emidio in cattedrale

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Il vescovo Ringhieri e il Comune per l’altare di Sant’Emidio in cattedrale

Oggi San Francesco Patrono d’Italia, la rivista dei frati di Assisi, ha lo sguardo rivolto al mondo, con articoli che affondano nel ventre molle dell’umanità e pochi cenni alle meraviglie del colle del Paradiso. Ma ricordo quando era questa la rivista della parrocchietta, vi si leggevano dotti articoli di frati eruditi e rapide incursioni di ricercatori locali sulla storia e l’arte della nostra città: ci scrissi anch’io più volte nei primi anni ’80, ci scrivo regolarmente oggi. Ho le fotocopie di due paginette di Bruno Calzolari uscite nel numero di giugno del 1980, che raccontano la curiosa vicenda di un foglio datato 26 luglio 1752, con le spese sostenute per l’esecuzione di un quadro destinato a un altare della cattedrale di San Rufino. Ma prima ancora dei soldi per il quadro, è interessante quanto vi si legge sulla sorte del foglio, che fu scoperto da Leonello Leonelli, “l’illustre diarista e storico di Assisi del secolo scorso”, nella bottega di un pizzicagnolo in Piazza del Comune, che se ne serviva “per avvolgere aringhe, sardine, tonno e conserva”. Se penso quanto tempo ho speso in gioventù nel leggere le carte dell’Archivio di San Rufino con l’aiuto di don Elmo Antonini, quando invece Leonello Leonelli poteva appuntare sul verso del foglio di aver “Trovato il presente documento da me Leonello Leonelli nella Pizzicheria di Alfredo Dominici in Piazza Grande – 1880”. Chissà quanti altri documenti hanno seguito la medesima sorte: essere salvati da un erudito che faceva la sua spesa quotidiana o finire nel fuoco come carta straccia. Di cosa racconta il foglio? È il riassunto della “Spesa occorsa per il Quadro esposto nella Chiesa Cattedrale d’Assisi, nella Cappella assegnata dal R.mo Capitolo della medesima a richiesta dell’Ill.ma Comunità, in onore della SS. Trinità, della B.ma Vergine, e de Santi Emidio, Antonio di Padova, e Francesco Solano per avere l’intercessione, e gratia d’esser libberi dalli danni, e flagello, nelli Terremoti degl’anni 1751 e 1752”. L’altare è l’altare di Sant’Emidio nella navata a monte della cattedrale di San Rufino, il secondo contando dalla parete di facciata, dove è esposta una grande tela di Francesco Appiani, pittore originario di Ancona ma lungamente attivo in Valle Umbra, che ritrae la Vergine che intercede la Trinità in soccorso alla città di Assisi ritratta in basso, alla presenza dei santi Francesco Solano, Emidio e Antonio di Padova. In realtà la mostra in pietra che ospita il quadro era di un precedente altare intitolato a Sant’Antonio di Padova, che fu approvato nel 1664 su richiesta “di alcuni devoti della città di Assisi”, su disegno del pittore Giacomo Giorgetti di Assisi che per l’altare aveva dipinto una bellissima tela con sant’Antonio che riceve il Bambino dalle mani di Maria, ora in sacrestia. I costi segnati nel foglio contano 60 baiocchi “Per accesso, e recesso del Sig. Francesco Appiani Pittore in Perugia, scontrattare, e concentare col medesimo in vetture”. 2 scudi e 8 baiocchi per “Telaro per il Quadro di legno noce tra legno, e fattura”. 2 scudi e 20 baiocchi per “Tela provveduta in Roma con il Porto”. 15 baiocchi per “Vettura per mandare il Telaro, e la Tela in Perugia”. 50 baiocchi per “Grappe di Ferro a Trapano con loro viti per fermare il Quadro n° 6”. 60 scudi per “Mercede convenuta, e data al Pittore suddetto”. 10 scudi e 72 baiocchi per “Regnazione data al medesimo quasi convenuta”. 20 baiocchi per “Porto della Tela dipinta da Perugia in Asisi con due uomini”. 50 baiocchi per “Falegname, Muratore, et altri in aiuto per tirare la Tela nel telaro, e fermare il Quadro nell’Altare”. 6 scudi e 32 baiocchi per “Listello allo stucco dorato tra auto, e fattura”. 1 scudo per “Vetture per riportare da Perugia il Telaro, e per accesso, e recesso del Sig. Appiani sudetto con un Uomo”. In tutto fanno 84 scudi e 26 baiocchi. Dei quali 35 scudi e 60 baiocchi furono donati dal vescovo di Assisi Ottavio Ringhieri, “Alla quale Spesa avendo contribuito graziosamente molto Ill.mo e R.mo Vescovo con devota liberalità”. I restanti 48 scudi e 28 baiocchi erano del Comune di Assisi, “Per il di più ha contribuito l’istessa Comunità”. Semmai è la sorte del foglio con il conteggio delle spese a sorprendere. Ottavio Ringhieri, vescovo di Assisi dal 1736 al 1755, fu il primo ordinatore del locale Archivio vescovile, e ne fece raccogliere tutto il materiale in “230 grossi volumi”, collocati in scanzie, numerati e contrassegnati alfabeticamente. Proprio tutto? A fine Ottocento i bottegai in Piazza del Comune ne utilizzavano fogli sparsi per incartare conserve e acciughe: sic transit gloria mundi.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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