29 Marzo 2023

Seguire i soldi: La Rocca Maggiore con i soldi di chi?

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: La Rocca Maggiore con i soldi di chi?

Vista dalla valle, di notte, illuminata da luci fotoelettriche, la rocca di Assisi è come una stella cometa appesa sopra una città-presepe distesa come un gatto sul fianco di un colle. Di notte la città ostenta pochi monumenti illuminati e per il resto è immersa nell’ombra. Solo la rocca si vede tutta intera e sembra talmente falsa sotto la luna che facendo silenzio e tendendo l’orecchio si potranno udire gli angeli cantare osanna come la notte di Natale. Se invece la si osservi di giorno, Assisi avrà le sue mura e le sue case che brulicano vita, fosse di forestieri o di regnicoli, mentre la rocca è un rudere, sono le rovine lasciate dalla storia passando per innumerevoli battaglie. Cosa ci fosse in precedenza non lo sappiano, ma la cinta muraria doveva incorniciare tutta la vetta del colle e è probabile che ospitasse l’acropoli della polis umbra o romana. Sappiamo invece che nella primavera 1174 l’esercito imperiale, con alla testa il vescovo Cristiano di Magonza, lasciò la Lombardia per raggiungere Spoleto e la Marca anconitana, e passando in Valle Umbra «multa castra regionis depopulatus est et cepit Asisium civitatem et Spoletinam». Fu allora che Assisi passò sotto il controllo dell’Impero germanico, fu allora che venne costruita una cittadella in vetta al colle, alla quale si accedeva passando per la porta che si vede accanto la chiesa di Santa Rosa. Nella chiave dell’arco verso il monte la porta ha un concio con una croce in rilievo, simile all’insegna che compare negli scudi con l’immagine dell’imperatore Federico I Barbarossa in partenza per la crociata. Questo imperatore aveva soggiornato anche ad Assisi, tra il 17 dicembre 1177 e il 1 gennaio 1178, e lo avevano ospitato nella rocca in vetta al colle, come dimostrano tre documenti rogati dal notaio imperiale Bernardo con la data topotetica «Arcem regente Frederico cesare». Fu allora che si hanno le prime notizie di un conte di Assisi, nella persona del duca di Spoleto Corrado di Urslingen, detto «mosca in cervello», che già nel 1167 era alla corte del cancelliere imperiale Cristiano di Magonza e fu nominato duca di Spoleto nel febbraio 1177. Fu per Assisi l’inizio di una stagione feudale, seguita alla captio capitalis di Cristiano di Magonza, che portò a una cessione di potere tra la nobiltà locale e la nobiltà teutonica, tra gli homines populi e i boni homines, interruppe i lavori della nuova cattedrale e concentrò i suoi sforzi nella cittadella imperiale. Con i soldi di chi? Dell’imperatore Federico? Del cancelliere Cristiano di Magonza? O del conte di Assisi Corrado di Urlingen? Probabilmente nessuno dei tre: a costruire la rocca fu il popolo di Assisi, costretto a lavorare gratuitamente dai vassalli feudali per assecondare la volontà imperiale. Poi nel 1198 avvenne un fatto clamoroso. Nel 1190 Federico Barbarossa era morto annegato mentre traversava un fiume diretto in Terrasanta. Il titolo imperiale fu ereditato dal figlio Enrico VI, il quale nel 1185 aveva sposato l’erede al trono di Sicilia Costanza d’Altavilla. Il 26 dicembre 1194 Costanza mise al mondo un figlio a Jesi e gli dette nome Federico come il nonno paterno. Nella primavera 1195 l’imperatrice tornò in Sicilia e dette il figlio in balia alla moglie di Corrado di Urslingen, che lo allevò forse ad Assisi, o forse a Spoleto, o più probabilmente a Foligno. Comunque sembra che il piccolo Federico fosse battezzato ad Assisi, nel fonte della cattedrale di San Rufino. Il 28 settembre 1197 Enrico VI morì d’improvviso a Messina, alla presenza di Costanza e dei suoi più stretti collaboratori, Markvardo di Anweiler e Corrado di Urslingen. Subito l’imperatrice fece portare il piccolo Federico in Sicilia e contemporaneamente cacciò da Palermo la nobiltà tedesca. Nel gennaio 1198 fu eletto pontefice Innocenzo III, che cercò di riportare sotto il dominio della Chiesa le terre dell’Impero in Italia centrale. Corrado di Urslingen sciolse i suoi sudditi dai vincoli di obbedienza, consegnò la città di Narni e le roccaforti di Cesi e di Gualdo Tadino agli emissari papali, ordinò che altrettanto si facesse ad Assisi, ma come la guarnigione tedesca lasciò la città, gli assisani si impadronirono della rocca e la distrussero: forse per impedire che dopo i tedeschi passasse sotto il controllo della Chiesa romana, o forse per vendicarsi di averla dovuta costruire gratuitamente. Apparentemente a far casino tra gli homines populi ci fu anche il giovane Francesco, figlio del mercante Pietro Bernardoni.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

Seguici

www.assisimia.it si avvale dell'utilizzo di alcuni cookie per offrirti un'esperienza di navigazione migliore se vuoi saperne di più clicca qui [cliccando fuori da questo banner acconsenti all'uso dei cookie]