Un viaggiatore dei tempi antichi che percorra le strade del mondo negli stati di antico regime, in qualunque luogo si trovi, alle porte o nelle vie di una grande città, o nei dintorni degli innumerevoli villaggi e castelli del contado, v’incontrerà uno o più santuari grandi o piccoli destinati ad accogliere in grembo, come una madre in attesa di un figlio, un’immagine mariana presente alle pareti di una edicola viaria: che avesse parlato a una fanciulla che prendeva acqua a una fonte, o salutato un pastorello di passaggio, o sgridato peccatori impenitenti. Sono perlopiù santuari di confine, che marcano il passaggio tra una città e l’altra e che accolgono folle innumerevoli il giorno della festa, quando si faceva mercato scambiando o vendendo merci provenienti da ognidove. A volte la novità del miracolo è tale da suscitare l’interesse di una intera regione o di una intera nazione, e allora ne discende l’imponenza e l’importanza della fabbrica costruita. Contribuire alla costruzione dell’edificio, o acquistarne spazi al suo interno è un po’ come guadagnarsi la visibilità di uno status symbol, il diritto di esporre la propria insegna, di scegliere le immagini da raffigurare, fossero anche in contraddizione con il culto seguito localmente.
In pratica non sempre le ciambelle riescono con il buco e può anche accadere che il primo acquirente tradisca l’impegno preso, che cambi idea, che passi mano. Quando fu iniziato il santuario monumentale sopra la minuscola Porziuncola, nel 1577 il Comune di Perugia acquistò per primo una cappella in capo alla navata rivolta verso Occidente, in direzione di Perugia, che prenderà il nome di “Augusta Perusia” sin dai primi documenti. Il compito di provvedere alla decorazione della cappella fu affidato alle tre principali confraternite cittadine. Le quali, dopo un lungo tergiversare, nel 1610 incaricarono il pittore perugino Giovanni Antonio Scaramuccia di dipingere una pala d’altare che ritraesse la visione di Maria col bimbo in braccio sopra il cielo di Perugia, alla presenza dei santi patroni Costanzo Ercolano e Lorenzo, e dei santi titolari delle confraternite Agostino Francesco e Domenico. Era in pratica una sorta di Theotokos collegata al tema devozionale della Madonna della Misericordia presente nell’ambiente perugino sin dal secolo XV e del tutto estraneo al ricordo della Porziuncola. La contraddizione diventò palese con la conclusione dell’opera. Il 19 novembre 1617 il quadro fu trasportato dallo studio del pittore alla chiesa della Compagnia del Gesù, portato a spalla dai magistrati, al suono delle campane e delle tube e con grande concorso di popolo. Nel frattempo il Comune perugino aveva rinunciato alla cappella in capo alla navata per prenotare un altare sotto la volta della cupola. In un primo tempo il quadro di Scaramuccia restò nella chiesa del Gesù e nel 1650 fu trasferito sulla parete di facciata della cattedrale di San Lorenzo, lasciando cadere il progetto che lo voleva a Santa Maria degli Angeli. Una volta ultimata la costruzione della cupola, nel 1718 la città di Perugia acquistò l’altare di Sant’Antonio di Padova e cedette la cappella in capo alla navata al vescovo di Assisi Ottavio Spader. Il quale, benché frate Minore e uomo di profonda erudizione, sceglierà per la cappella un soggetto legato al suo ruolo di vescovo di Assisi, rifacendosi alle devozioni divulgate dal concilio tridentino. L’altare della cappella sarà dedicato alla Madonna del Rosario e ospiterà una tela dipinta da Domenico Maria Muratori. La volta sarà affrescata da Carlo Ventura Morelli con la Gloria di san Rufino in mezzo a episodi della vita dei santi Chiara e Francesco. Le pareti laterali saranno decorate da due grandi tele, una con il martirio di san Rufino, l’altra con Galeazzo Alessi che presenta a Pio V il progetto della chiesa di Santa Maria degli Angeli. Una volta raggiunto il suo aspetto definitivo, la cappella del Rosario si rivelerà del tutto inefficace rispetto al progetto originario di illustrare nelle cappelle della navata i quattro dogmi mariani legati al titolo originario della chiesa della Porziuncola alla Madonna degli Angeli, ma concentrerà il suo interesse sul ruolo svolto dal vescovo di Assisi nella guida della Chiesa locale, che faceva capo alla figura del santo martire Rufino. Non sempre le ciambelle vengono con il buco.