Il 20 luglio 1407 Meo di Giovanni, “merciarius de Assisio”, fece testamento nella chiesa di Santa Chiara e lasciò scritto di voler far dipingere le figure di san Francesco e di san Rufino dove era il pilo per l’acqua benedetta posto accanto la porta d’ingresso alla chiesa di San Francesco, presso il quale era già dipinta la figura di un San Cristoforo. E come di questa sua volontà fossero informati i frati della chiesa. Per sua fortuna, non era ancora l’ora di Meo di Giovanni. L’8 settembre 1417 il ricco commerciante era in vita, tanto che lo troviamo nominato tra i probiviri che furono eletti dal capitolo dei frati del convento di Assisi con l’incarico di revisionare le entrate e le uscite delle chiese di San Francesco e di Santa Maria degli Angeli, secondo quanto aveva stabilito il consiglio speciale del Comune su ordine di Guidandonio da Montefeltro, conte di Urbino e vicario generale della città per conto della Chiesa romana. Non sappiamo quando Meo di Giovanni incontrò sorella morte, ma l’immagine sacra che avrebbe voluto far dipingere la si è riconosciuta nel bellissimo affresco del pittore eugubino Ottaviano Nelli posto nel nartece d’ingresso alla chiesa inferiore, sulla parete piana verso occidente che va dalla cappella di San Sebastiano all’arcone che immette nella navata, dove un pittore di fine Trecento dipinse l’immagine di San Cristoforo, patrono dei viandanti, dietro il pilo dell’acqua benedetta. Il dipinto del Nelli ritrae una Madonna col Bambino marciante in grembo, seduta sopra un trono marmoreo riccamente ornato da sculture che ritraggono le Virtù Cardinali, alla presenza dei santi Antonio Abate, Francesco e del vescovo della città Rufino. Del dipinto si è scritto più volte – da ultimo vedi Paola Mercurelli Salari – e che fosse stato eseguito proprio su commissione di un mercante lo si è dedotto dall’immagine della Veronica con accanto un “signum tabellionis”, cioè il marchio che identificava un’impresa mercantile, visibile sull’arcone divisorio del nartece sopra l’immagine del san Cristoforo. Posta com’era accanto all’ingresso, questa immagine della Madonna era la prima ad accogliere quanti fossero entrati in chiesa, che l’avrebbero vista ancor prima di segnarsi col segno di croce con l’acqua benedetta; e per questo era chiamata “la Madonna della Salute”, perché assisani o pellegrini la invocavano a propria salvezza. Fu la fama riscossa da questa immagine devota che la salvò dalla distruzione quando, in previsione dell’Anno Santo di metà Seicento, nel 1646 Girolamo Martelli dipinse la parete accanto l’accesso alla cappella di San Sebastiano con le figure di due angeli che fingono di scostare una tenda a protezione dell’immagine antica.
Al nome di Ottaviano Nelli si è arrivati attraverso una sorta di tiro al bersaglio, che ha scagliato prima le frecce di un altrimenti ignoto Ceccolo di Giovanni, quello del pittore folignate Nicolò Alunno, per arrivare infine alla soluzione Nelli, mai messa in dubbio in data posteriore. Nel 1422 Ottaviano Nelli lasciò il proprio nome su alcune immagini un tempo visibili sulla facciata esterna dell’ospedale dei Santi Antonio e Giacomo, che fu fatto costruire da una “societas hominum qui iverunt ad ecclesiam S. Iacobi de Galitia”: associazione documentata dal 1372 che prestava soccorso ai devoti di Assisi che facevano voto di compiere un pellegrinaggio alla tomba dell’apostolo Giacomo a Santiago di Compostella in Galizia, e si dedicava all’accoglienza dei pellegrini di passaggio in città. Indipendentemente dallo stato di conservazione di questi affreschi esterni, che una volta staccati sono conservati nella Pinacoteca civica, una data intorno al 1422 è verosimile anche per il magnifico affresco del Nelli in San Francesco, come si può dedurre per la presenza di un sant’Antonio Abate accanto ai due santi – Francesco e Rufino – espressamente richiesti nel testamento di Meo di Giovanni: a Sant’Antonio era intitolata la fraternita di Assisi alla quale si affiliò la compagnia tornata dal viaggio in Galizia. A ulteriore riprova di un collegamento esistente tra l’immagine della “Madonna della Salute” in San Francesco con l’Ospedale e l’Oratorio dei Pellegrini in via Superba, quando Assisi si gloriava di essere meta e transito di pellegrini di passaggio, e i mercanti investivano i loro denari per accoglierli degnamente, indipendentemente avessero portato o no profitti ai loro commerci.