23 Giugno 2021

Seguire i soldi: Gregorio IX

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Gregorio IX

La storia di san Francesco è anche la vita di un cardinale destinato a diventare papa: Ugolino dei Conti di Segni che diventò papa nel 1227 e prese il nome di Gregorio IX. Nel suo ufficio minore Francesco lo aveva voluto cardinale legato per la religione dei frati Minori, della quale Ugolino seguì passo passo l’evoluzione consigliando e correggendo ove occorreva: in pratica la Regula bullata è tutta sua. Morto Francesco, che gli aveva predetto il trono papale, Gregorio lo proclamò santo il 16 luglio 1228 e il giorno seguente murò personalmente la pietra di fondazione di una chiesa in suo onore sul colle di Assisi, accanto alla quale fece costruire un palazzo papale insieme al convento per i frati Minori. Detta in soldoni, il palazzo per il papa venne prima del convento per i frati, perché la chiesa di San Francesco fu costruita sopra un terreno che era stato donato espressamente a Gregorio IX, come Gregorio ribadirà più volte scrivendo in seguito ai frati: guardate che siete ospiti a casa mia, e allora fate i bravi se potete.
            Una casa, una chiesa hanno bisogno di un terreno edificabile con tanto di approvazione del progetto edilizio, così il 29 marzo 1228 un certo Simone di Pucciarello donò a frate Elia in conto del papa un terreno posto fuori le mura di Assisi per costruirvi una chiesa a uso dei frati per il corpo di Francesco, non ancora santo. Un terreno non lo si dona per caso a un papa se lui o chi per lui non te lo chiede, e questo spazio vuoto all’estremità occidentale del colle Asio era chiamato “colle dell’Inferno” perché il Comune medievale lo utilizzava per le esecuzioni capitali. Esattamente un mese dopo Gregorio IX scrisse una bolla all’universo mondo per far sapere che prometteva uno sconto delle pene infernali di quaranta giorni a quanti avessero concorso con elemosine e con opere alla costruzione di una ecclesia specialis: il colle diventò allora del Paradiso. Come tutte le cose, anche una chiesa speciale costa soldi e Gregorio IX soldi cash non ne dava. Però il terreno era suo perché era stato donato a lui, e per di più era il papa a prometterti il Paradiso che attirava soldi come tanti ruscelli danno vita a un fiume. Una specie di “Con il cuore nel nome di Francesco”, ma senza televisione e molti secoli addietro: sempre di soldi si trattava.
            “Questo Papa, che aveva sommamente amato Francesco mentre ancora viveva, non soltanto l’onorò mirabilmente iscrivendolo nel coro dei Santi, ma fece anche erigere a gloria di lui una chiesa, ponendone in persona la prima pietra, e poi arricchendola con sacri donativi e ornati preziosissimi. A due anni dalla canonizzazione, il corpo di san Francesco, tolto dal luogo dov’era stato tumulato prima, fu solennemente trasferito a questa nuova chiesa. Ad essa il pontefice inviò in dono una croce d’oro, scintillante di pietre preziose, con incastonata una reliquia del legno della croce di Cristo. Oltre a ciò, oggetti di decorazione, suppellettile liturgica e altri oggetti utili al servizio dell’altare, molti preziosi e splendidi parati sacri. La basilica fu esentata da ogni giurisdizione inferiore a quella pontificia e, per autorità apostolica, fu da lui proclamata ‘capo e madre’ di tutto l’Ordine dei frati minori, come attesta il privilegio promulgato in una bolla sottoscritta da tutti i cardinali” (Leggenda dei tre compagni).

            Insomma una chiesa speciale fatta con il cuore. Frattanto i lavori procedevano spediti e il 16 maggio 1230 Gregorio IX promise altre indulgenze a quanti fossero intervenuti per il giorno della festa. La solenne cerimonia ebbe luogo il 25 maggio seguente, alla presenza del ministro generale Giovanni Parenti e di una folla innumerevole. Quand’ecco avvenne un fatto increscioso: le autorità civili di Assisi, per sventare ogni pericolo di rapimento e assicurare alla città il corpo integro di Francesco, s’impadronirono della cassa funebre e chiusa la porta alle loro spalle occultarono la salma in un luogo segreto nelle viscere della terra. Ne seguì uno scandalo enorme. Gregorio IX condannò aspramente l’accaduto. minacciando la città di scomunica e i frati di revocare loro l’esenzione ecclesiastica: altro che Paradiso, vi metto tutti sotto il vescovo di Assisi.
Insomma un patatrack. Fu soltanto per l’intermediazione di frate Elia che i dissapori tra papa e Comune furono messi a tacere e riprese la costruzione della chiesa superiore, con il trono papale in bella vista per far capire chi comandava in casa. A scanso di equivoci sulla facciata esterna e interna dell’edificio fu tutto un fiorire di aquile col diamante, lo stemma di Gregorio IX, mentre dagli altoparlanti veniva diffusa una canzoncina di Gigliola Cinquetti: “e qui comando io e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere chi viene e chi va”.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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