26 Gennaio 2022

Seguire i soldi: Galeottus de Bistochis de Assisio

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Galeottus de Bistochis de Assisio

A osservare San Damiano dal sagrato vedremo una facciata in pietra a vista che mette in mostra una addizione di vani diversi sommati nel corso dei secoli, in parte nascosti dietro un porticato. Il nucleo iniziale è sulla sinistra della facciata, tradito da un timpano affogato nella muratura sopra un occhio circolare che dà luce all’interno, e che corrisponde alla chiesa riparata da Francesco. Sopra c’è l’antico dormitorio costruito da Francesco per dare una casa a Chiara e alle sue sorelle dopo i falliti tentativi in San Paolo delle Abbadesse e Panzo. Sulla destra si apre l’arco d’ingresso di una piccola cappella, con sopra alcune stanze dovute ai guardiani che si sono succeduti nello scorrere del tempo. Sembra tutto medievale, mentre invece è il frutto di un ripristino neomedievale eseguito all’inizio del Novecento, quando fu abbattuto l’intonaco che nascondeva il puzzle manifestandone il meccanismo. La cappellina sulla destra serve oggi da ingresso alla chiesa passando attraverso la cappella del Crocifisso, quando viene chiuso il portone principale per rendere più raccolta la preghiera. Ma in origine era questa una cappellina indipendente dedicata a Maria vergine, come se ne incontrano in altri luoghi dell’Osservanza francescana: mi vengono in mente Monteripido a Perugia, San Martino a Trevi, San Francesco a Stroncone.

Tiberio di Assisi

            Nella parete di testa si vede un dipinto murale con al centro un trono sopra il quale siede Maria che guarda adorante il bimbo che tiene in grembo. Due angeli in volo levano in alto una corona dorata mentre altri due angeli sono compostamente in ginocchio ai due lati. Sulla sinistra del trono sono i santi Bernardino e Girolamo, a destra Francesco e Chiara: Girolamo e Francesco con un libro in mano, Bernardino con la tavoletta che mostrava nel corso delle sue prediche, Chiara che guarda la donna in gramaglie in preghiera ai suoi piedi, evidentemente la vedova incaricata di pagare il lavoro del pittore con i soldi lasciati dal marito. Una lode a Maria, ora frammentaria, era scritta sulla cornice della lunetta. La cornice inferiore c’informa che il dipinto fu fatto fare da un Galeotto dei Bistocchi di Assisi nel ’settembre 1517: “Hoc opus fecit fieri Galeottus de Bistochis de Asisio A.D. MDXVII die V Septembris”.

            Di questo personaggio possediamo alcune notizie trovate da Cesare Cenci negli archivi di Assisi. “Galeoctus Iacobi Pastochie” era un “artista artis bombicis”, cioè allevava bachi da seta per la produzione di tessuti. Il padre Giacomo era molto devoto a san Francesco, fece testamento il 30 aprile 1489 e lasciò scritto di voler essere sepolto a Santa Maria degli Angeli con indosso il saio francescano, e inoltre lasciò 4 fiorini al figlio perché portasse in pellegrinaggio a Loreto la moglie. Nel 1505 Galeotto era procuratore del convento di San Francesco, teneva bottega in via Portica in una camera di proprietà del Sacro Convento, fece testamento il 4 marzo 1513 e lasciò scritto di voler essere sepolto nella chiesa di San Francesco, tra i vari lasciti legò la somma di 10 fiorini alla chiesa di San Damiano per far decorare una cappella di sua proprietà: “dispensandos pro pictura cappelle ipsius testatoris posite iuxta ecclesiam”.  

            La cappella in San Damiano non era stata fatta costruire per una destinazione funeraria, l’immagine sacra esprimeva la personale devozione verso la Vergine da parte di un borghese legato da molteplici rapporti e attività con i frati, ma soprattutto era utilizzata dai frati per la devozione di Francesco verso Maria: la chiesa della Porziuncola è infatti intitolata a Santa Maria degli Angeli, l’altare maggiore nella chiesa superiore di San Francesco è dedicato a Maria. Così in diverse chiese dell’Osservanza troviamo una cappellina dedicata a Maria sul portico esterno antistante la chiesa. A volte queste cappelle sono decorate con le storie della Natività o dell’adorazione dei Magi, a volte con Maria che adora il proprio figlio alla presenza di angeli e di santi. È quanto vediamo in San Damiano, dove Tiberio utilizzò come modello un affresco di Pietro Perugino un tempo presente sotto il portone di San Giacomo sulle mura di Assisi, ora conservato nella locale Pinacoteca.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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