Nel 1485 la peste colpì pesantemente Assisi e nell’impotenza della medicina tradizionale si rispose alla pandemia col fare processioni e offrire ex voto ai santuari mariani. Fu così che il 13 novembre 1485 il consiglio del Comune decise di prelevare duecento fiorini dalla Cassa Apostolica per far eseguire un ex voto monumentale destinato alla chiesa di Santa Maria degli Angeli in località Porziuncola, invocando la Vergine Maria perché facesse cessare la “mortiferam pestem”. Questo ex voto propter pestem consisteva in una lamina d’argento destinata a rivestire l’immagine posta sopra l’altare. Il lavoro fu commissionato il 15 marzo 1486 a Bernardino di Alessandro, un orafo di Assisi, che decorò a sbalzo la lamina con Maria che riceve l’annuncio da un angelo e in alto l’Eterno che la incorona una volta salita in cielo: “secundum designum factum per eum, cum figuris de toto relevo”. Erano inoltre presenti le figure di san Rufino e di san Francesco che invocavano la protezione celeste sopra la città di Assisi.
In seguito al trattato di Tolentino tra Napoleone Bonaparte e Pio VI (19 febbraio 1797), questo ex voto monumentale fu rimosso dall’altare e venne fuso per ricavarne l’argento cercato in tutte le chiese dello Stato della Chiesa, distruggendo capolavori di oreficeria per pagare l’ingentissimo riscatto in denaro e in opere d’arte che le armate francesi pretendevano per non invadere Roma: la civiltà portata dalla democrazia rivoluzionaria! Caduto Napoleone e tornata la pace, l’ex voto fu rifatto in lamina metallica e lo si vede ancora nel piccolo Museo della Porziuncola. Nel primo Novecento la cornice in latta fu rimossa per mettere in luce il quadro sottostante, e si scoprì allora il soggetto del grande retablo che nascondeva l’intera calotta absidale, dove in precedenza si vedevano i soli volti di Maria e di un angelo.
Giorgio Vasari nelle Vite (1568) parla di un “Puccio Capanna fiorentino”, allievo di Giotto, che aveva dipinto “nella cappella della chiesa di S. Maria degl’Angeli, lavorata a fresco, un Cristo in gloria con la Vergine che lo priega pel popolo cristiano, la quale opera, che è assai buona, è tutta affumicata dalle lampade e dalla cera che in gran copia vi si arde continuamente”. Tolta la lamina si scoprì nel margine inferiore della tavola un’iscrizione con la notizia che il quadro era stato fatto fare da frate Francesco da San Gemini con le elemosine ricevute. Il lavoro era stato iniziato l’agosto 1393 e completato nel novembre dello stesso anno, in tempo di guerra e di carestia. Lo aveva dipinto un presbitero di nome Ilario originario di Viterbo: “Istam tabulam fecit fieri frate Franciscus de Sancto Gemino de helemosinis procuratis. Anno Domini M.CCCLXXXXIII. Incepta de mense Augusti. Completa de mense Novembris. In istis partibus durante guerra et caristia. Presbiter Ylarius de Viterbio pinxit”.
Il grande quadro fu dipinto come ex voto in tempo di guerra e di carestia, per invocare pace e cibo. Manca solo un accenno alla peste. “A peste fame et bello libera nos Domine” era l’antifona che i sacerdoti intonavano percorrendo in processione i campi coltivati nel corso delle rogazioni, seguiti dal popolo che ripeteva “Libera nos Domine” invocando la liberazione dalla peste, dalla fame e dalla guerra. Ai due lati opposti della tavola, sotto le immagini dei santi compaiono due figure maschili in ginocchio vestiti con abiti signorili; furono verosimilmente loro a dare le elemosine utilizzate da fra Francesco da Sangemini per pagare il pittore.
Il grande retablo dipinto da un altrimenti sconosciuto Prete Ilario da Viterbo – altro che Puccio Capanna! – è una immagine multitasking che risponde a tre differenti programmi iconografici dipendenti dalle principali feste mariane che ricorrono a Santa Maria degli Angeli nel corso dell’anno liturgico: l’Annunciazione il 25 Marzo, il Perdono il 2 agosto, l’Assunzione della Vergine in 15 agosto. In un edificio di maggiori dimensioni è probabile che i tre programmi avrebbero trovato spazio in tre differenti altari, come avverrà con la costruzione della basilica rinascimentale quando le tre feste saranno ricordate nella decorazione di tre cappelle della navata. In chiese del nord Europa le immagini memoriali delle singole feste avrebbero trovato posto nei diversi sportelli di un Flügelaltar. A Santa Maria degli Angeli il problema fu risolto modificando la struttura gerarchica di un polittico tradizionale: sostituendo le figure centrali con pannelli narrativi, spostando i santi accessori nel perimetro della fascia esterna, affiancando pannelli narrativi alla storia principale, dedicando la predella a miracoli della Vergine.