01 Marzo 2023

Seguire i soldi: Francesco Sansone e il portico di San Francesco

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Francesco Sansone e il portico di San Francesco

Chiunque rivolga il pensiero alla chiesa e al convento di San Francesco, immaginerà un edificio di età medievale con le pareti tutte rivestite da dipinti di quei lontani secoli. Gli storici italiani raccontano che il Medioevo ebbe inizio nel 476 con la caduta dell’Impero romano, e terminò nel 1492 con l’arrivo di Cristoforo Colombo in America, a dimostrare che la terra è tonda e se si va da una parte prima o poi si torna a casa dall’altra. Gli storici tedeschi raccontano che il Medioevo fu chiuso dalla Bibbia che stampò Johannes Gutenberg nel 1453 a Mainz, con la tecnica della stampa a caratteri mobili che viene ancora utilizzata per libri che c’insegnano non si sa quando ebbe termine il Medioevo. Ma se leggiamo un manuale di storia dell’arte, verremo a sapere che il Medioevo fu ucciso dal Rinascimento nel 1401 a Firenze, con Ghiberti in gara col Brunelleschi per fare una porta bronzea destinata al battistero. Se questo è vero, allora chiesa e convento di San Francesco sono metà medievali e metà rinascimentali: medievali la chiesa, il campanile, il palazzo papale di Gregorio IX e il convento dei tempi di frate Elia, cioè prima del 1239; rinascimentali la piazza inferiore, il chiostro e il calzo dei tempi di Sisto IV, tra il 1471 e il 1484. Sisto IV: il papa che costruì a Roma la Cappella Sistina, con Perugino, Botticelli, Ghirlandaio e Piero di Cosimo a decorarne le pareti; che da cardinale si chiamava Francesco Della Rovere: frate Minore conventuale che studiò nel convento di Perugia e che una volta papa ultimò il Sacro Convento di Assisi, facendogli assumere le sembianze di una barca evangelica, lunga e stretta come appare dalla valle, col ritratto di Sisto nel calzo inferiore. A poppa? O a prua? Se il modello seguito è il Vangelo di Marco, sicuramente a poppa: “Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?»” (Mc 4, 35-40). Ma il nome che compare con grande evidenza su queste imprese rinascimentali è quello del ministro generale Francesco Sansone, nato a Brescia nel 1414 e morto a Firenze nel 1499: dottore, professore, mecenate di opere d’arte nella sua città natale, patrocinatore di cause di santi, chi più ne ha più ne metta. Il nome di questo mecenate è scritto in lettere metalliche sul frontespizio del grande arcone nel portico d’ingresso alla chiesa inferiore: FRATER FRANCISCUS SANSON GENERALIS MINISTER FIERI FECIT.

Per quanto consumato dall’usura del tempo, il portico è come lo descrisse nel secondo Cinquecento fra Ludovico da Pietralunga, la guida turistica dei pellegrini illustri in visita alle chiese di Assisi: “Nel ditto loco, avanti la porta, un coperto a foggia de un porticato dorico, sono doi pilastre over collonne, che gli è tirato uno arcone over loggia con cornige e fregio per defensione della porta tutto de pietra ditto travertino. Sopra li capitelli in nelli triangoli dello edificio gli è una Annuntiata, che di sopra la volta voleva fare una loggia per mostrare il velo della Madonna quando retornava dalla Madonna quasi in fra il vespero et la compieta: se mostra nel pergolo solito de predicare. Nel ditto arco o fregio gli sonno parole che dicano così: Frater Franciscus Sanson generalis minorum fieri fecit. 1487”. Per compiere il lavoro si cercò lo scultore Francesco di Bartolomeo da Pietrasanta, che l’8 maggio 1486 ricevé il cottimo”dello hedifitio se deve fare nante la porta della chiesia de sotto de S. Francesco, secondo el desegno facto”. A fine anno, il 13 dicembre Francesco Sansone inviò al custode della chiesa duecentoventicinque ducati a sostegno della spesa. Entro il 1487 il protiro era già montato, ma lo scultore ne ricevé il saldo soltanto il 25 febbraio 1488, “per factura del tetto sopra la volta nuova della porta della chiesa”. A leggere il Vasari, tutti i lavori per Sisto IV in Assisi furono eseguiti dall’architetto fiorentino Baccio Pontelli, protiro compreso: capita a tutti di poter sbagliare.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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