30 Giugno 2021

Seguire i soldi: Federico II di Svevia

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: Federico II di Svevia

Nel 1979 Silvestro Nessi pubblicò nella rivista Spoletium un breve articolo per rendere note due mensole figurate poste all’esterno del finestrone meridionale di San Francesco in Assisi, una con il capo coronato e l’altro con una cuffia in testa, che propose di riconoscere per i ritratti dell’imperatore Federico II di Svevia e del suo logoteta Pier delle Vigne, “colui che tenne ambo le chiavi del cor di Federico”, sostenendo come la presenza di ritratti imperiali fosse tutt’altro che insolita all’esterno delle chiese romaniche della regione. Tre anni dopo tornò sull’argomento in un’ampia monografia sulla chiesa di San Francesco, ribadendo l’identificazione dei due personaggi e legandone la commissione a frate Elia.
            Come da copione, nei decenni successivi gli addetti ai lavori, storici dell’arte di professione n.d.r., fecero finta di nulla o tentarono di minimizzare o di demolire affatto questa ingombrante novità, salvo poche eccezioni e mi ci metto anch’io, quando scrissi che la mensola di fronte al ritratto coronato di Federico II ritraeva frate Elia in adorante ammirazione dell’imperatore: pochi anni dopo frate Elia lascerà la religione di san Francesco e si trasferirà armi e bagagli in campo imperiale, incorrendo nella scomunica papale.

            Non è questo il solo ricordo di Federico II che abbiamo ad Assisi. Poco prima della fuga avvenuta nel 1239, frate Elia fece in tempo a montare le campane nella torre campanaria. L’importanza dell’evento è ricordata nella cronaca di fra Salimbene di Adam: i ministri provinciali di quel tempo avevano fatto fondere a loro spese una campana per la chiesa di San Francesco, grande bella e sonora che assieme ad altre cinque campane riempiva tutta la valle di un mirabile concerto. Nella maggiore di queste una scritta faceva il nome di frate Elia, che l’aveva fatta fondere nell’anno del Signore 1239, al tempo di papa Gregorio IX e del potentissimo imperatore Federico, da Bartolomeo da Pisa insieme al figlio Lotaringio: papa e imperatore per una volta nominati in pace nello stesso luogo.
            Studiando questo ritratto imperiale, ne giustificai la presenza collegandolo con l’arrivo di Pier delle Vigne ad Assisi per portare il saluto di Federico II a Gregorio IX, allora presente nella città di san Francesco, e informarlo del rifiuto dei crociati di Acri in Terrasanta di sottomettersi ai rappresentanti imperiali. L’anno seguente, nel maggio 1236, Federico II era con la sua corte a Marburg in Germania, per assistere alla solenne esumazione di Elisabetta di Ungheria, sposa del landgravio di Turingia morto in Puglia in procinto d’imbarcarsi per la crociata. Il 17 maggio Federico II inviò una lunga lettera a frate Elia, esprimendogli il suo sincero entusiasmo per Elisabetta e per i suoi miracoli, che avevano spinto Gregorio IX a dichiararne la santità l’anno precedente a Perugia. La lettera si chiudeva con una richiesta di preci personali.
            A mio parere la presenza di un ritratto coronato a ridosso del finestrone, dal quale irrompe nell’aula papale la luce del sole a mezzogiorno, equivale a una intercessione di grazie, alla muta preghiera di un donatore in ginocchio ai piedi di una sacra immagine, ma per la posizione dominante sulla Valle Umbra è anche un segno del prestigio personale raccolto da Federico anche grazie all’apporto di artisti e letterati. A parte questo: come dobbiamo intendere la presenza di un ritratto di Federico II ad Assisi? San Francesco non può essere detta una chiesa imperiale, perché fu voluta da un papa che gli fu spesso avverso. Ma come la campana di frate Elia annunciava il nome dell’imperatore Federico insieme a quello di papa Gregorio, così alle pareti dell’edificio l’aquila emblema di Gregorio IX figurava insieme a un ritratto di Federico.
            Significa una sola cosa: che frate Elia poté chiudere in fretta la sua impresa grazie al sostegno congiunto di papa e imperatore, finalmente alleati per una causa comune. Che insieme al papa anche Federico II ebbe una parte nella costruzione di questo santuario dedicato al poverello di Assisi, come dimostra la sua immagine nel ruolo di donatore. Ci piaccia o meno, ce ne dovremo fare una ragione.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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