10 Agosto 2022

Seguire i soldi: donna Finalteria di Calamo da Bevagna

Elvio Lunghi
Seguire i soldi: donna Finalteria di Calamo da Bevagna
Dono Doni

“… e perché ancor vive et opera Adone Doni d’Ascesi, del quale, se bene feci memoria di lui nella Vita di Cristoforo Gherardi, dirò alcune particolarità delle opere sue, quali ed in Perugia e per tutta l’Umbria, e particolarmente in Fuligno sono molte tavole; ma l’opere sue migliori sono in Ascesi, a Santa Maria degli Angeli, nella cappelletta, dove morì San Francesco; dove sono alcune storie de’ fatti di quel santo, lavorate a olio nel muro, le quali sono lodate assai; oltre che ha nella testa del refettorio di quel convento lavorato a fresco la passione di Cristo, oltre a molte opere che gli han fatto onore; e lo fanno tenere e cortese e liberale la gentilezza e cortesia sua”. Così Giorgio Vasari nell’edizione Giuntina delle Vite (1568), scrivendo su Dono Doni di Assisi nel capitolo dedicato a “diversi artefici italiani” viventi. Le opere nominate sono tutte perdute: gli affreschi nella Rocca Paolina a Perugia dipinti insieme a Cristoforo Gherardi, le storie della vita di San Francesco nei pressi della cappella del Transito a Santa Maria degli Angeli, le “molte tavole” dipinte per chiese di Foligno delle quali s’ignora la sorte. La sola opera conservata tra le rammentate nelle Vite di Vasari – la nostra Bibbia per l’arte nei secoli precedenti la riforma tridentina – è un monumentale affresco sulla parete di testa nel refettorio dei frati nel convento della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, che ritrae una Crocifissione: la vetta del monte Calvario coronata dalle tre croci con il Cristo tra i due ladroni, e ai piedi un gran numero di personaggi tra i quali spiccano Maria Maddalena, il centurione e Francesco che piangono la morte di Nostro Signore.

Dono Doni

All’estremità sinistra compare una donna in ginocchio in preghiera, con accanto una scritta che ce ne restituisce l’identità insieme all’anno di esecuzione del dipinto: “Ex devotione impensisque Dominae Phinalteriae Calamae uxori Ser Bonifatii Mevanatis. 1561”. Per devozione e spese della signora Finalteria di Calamo, moglie di ser Bonifacio da Bevagna. Il dipinto è datato 1561. Due decenni prima Dono Doni aveva dipinto un Presepe nel coro interno del monastero di Sant’Anna o delle Contesse a Foligno, sotto il quale si legge la data 1544 e il nome di “Donna Finalteria di Meneco de Calamo da Bevagna”. Stesso mecenate stesso pittore, ma in luoghi e date differenti. Volendo potremmo giustificare la presenza dello stesso pittore in entrambi i luoghi – Foligno e Santa Maria degli Angeli – grazie ai sensibili legami tra le due comunità che vi erano ospitate: il luogo di Foligno, delle suore francescane della beata Angelina da Montegione, ebbe origine per iniziativa del beato Paoluccio Trinci, che fu a sua volta l’iniziatore nel luogo di Brogliano di una riforma della regola francescana passata alla storia sotto il nome di “Osservanza”, che coinvolse col tempo anche il luogo di Santa Maria degli Angeli. Ma forse ancora più importante è il coinvolgimento in entrambi le commissioni artistiche della medesima benefattrice, donna Finalteria di Calamo da Bevagna, come sappiamo da un documento rinvenuto per il monastero di Foligno: un atto del 13 ottobre 1539 nel quale Finalteria, moglie di ser Bonifacio di ser Gaspare di Luciano da Bevagna, cedeva a suor Elisabetta di Mariotto degli Oddi da Perugia e a frate Bonifacio di Martino da Sansepolcro, rispettivamente ministra e confessore del monastero di Sant’Anna, una casa e un terreno posti a Bevagna, a titolo di dote per l’ingresso nel monastero di Fina di Girolamo detto Morgante di ser Giacomo da Todi, consanguinea di Finalteria. Pochi anni dopo, nel 1544, fu dipinta la storia del Presepe nel coro interno,con la data e il nome della donatrice. Nel 1559 altre due nipoti di Finalteria furono accolte nel monastero folignate. Entrambe le imprese presentano Dono Doni come pittore amico di comunità femminili e maschili dell’Osservanza francescana, ma anche come pittore protetto da una nobildonna mevanate: situazione che ritorna in moltissimi personaggi nelle Vite del Vasari, a partire dall’autobiografia del biografo aretino, che dové la sua fortuna alla protezione dei Medici signori di Firenze.

Elvio Lunghi

Parlo di storia dell’arte agli studenti stranieri di Perugia.

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