Il Museo della Porziuncola è ospitato all’interno di un conventino “medievale” a ridosso della monumentale chiesa “tridentina” edificata nel 1569 dall’architetto perugino Galeazzo Alessi, e deve il suo aspetto “neoprimitivo” al restauro di don Sigismondo Spagnoli effettuato negli anni ’20 del ‘900. Nel suo allestimento odierno, il museo è frutto di un radicale restauro nella ricorrenza del grande Giubileo del 2000, quando furono esposte negli ambienti a pian terreno le poche immagini sacre dei primi secoli francescani salvate come reliquie del precedente santuario, che aveva l’aspetto di un fiore con tante cappelline in forma di petali disposti a corona intorno al bocciolo della chiesa di Santa Maria degli Angeli. Tra i numeri più importanti della raccolta si conta una pala “robbiana” in terracotta policroma, bianca come il latte, blu come il cielo, in forma di una “pala quadrata all’antica” composta da tre tavole che ritraggono quella centrale l’Incoronazione della Vergine e le due laterali le Stimmate di san Francesco e un San Girolamo penitente; la predella sottostante l’Annunciazione, la Natività e l’Adorazione dei Magi. Le paraste centrali della predella sono decorate da un tondo con un grifone armato di spada e coda di drago. Il grifone è una metafora di Perugia, ma vi si è voluto riconoscere l’impresa araldica di Braccio II Baglioni (1419-1479), cavaliere di ventura e membro di una illustre casata perugina, signore di Bastia, Cannara, Collemancio e Spello, che alla Porziuncola sposò nel 1462 in seconde nozze Anastasia Sforza, nipote di Francesco Sforza signore di Milano. Nel 1458 un cittadino di Assisi aveva incaricato un lapicida lombardo di costruire “unum pervulum” in pietra – un pulpito – con l’insegna di Braccio Baglioni – “arma Bracchi” – per la festa dell’indulgenza di agosto. Negli stessi anni Braccio Baglioni si era fatto costruire una cappella che compare in numerosi documenti sotto il titolo di “capella Brachii de Perusio” o “Braci de Ballionibus de Perusia”, ubicata “iuxta capellam s. Marie de Portiuncola Angelorum de Asisio”.
Di questa cappella s’ignora la dedicazione, ma si è ipotizzato che potesse ospitare al proprio interno l’altare in terracotta invetriata nel quale si è riconosciuta un’opera di Andrea Della Robbia intorno al 1475 circa, “commissionato forse da Anastasia Baglioni Sforza, figlia di Buoso Attendolo Sforza conte di Santa Fiora e moglie del Signore di Perugia Braccio II Baglioni le cui insegne compaiono nella predella; e inoltre negli stessi anni, come suggeriscono evidenti ragioni stilistiche, una statua di San Francesco che, posta al centro della cappella del Transito e incorniciata in seguito da affreschi dello Spagna, sarà una delle più amate effigi del Santo” (Giancarlo Gentilini, 1992). Il nome di Anastasia Sforza ha una sua giustificazione per i legami intrattenuti dalla sua famiglia di origine – gli Sforza di Santa Fiora – con lo scultore e ceramista fiorentino, che dallo zio paterno – Luca Della Robbia – aveva appreso la tecnica della ceramica policroma invetriata, divenendone uno dei più prolifici divulgatori nell’intera penisola e trovando un vasto seguito all’interno della famiglia francescana, in particolare tra i frati della riforma di Paoluccio Trinci: celebri sono le numerose pale d’altare in terracotta invetriata nel santuario della Verna in Casentino. Per il padre di Anastasia Andrea Della Robbia aveva eseguito un trittico con gli stessi soggetti per la Pieve di Santa Fiora, e per altri membri della famiglia una Madonna destinata alla cattedrale di Atri e una pala per la rocca di Gradara. Comunque sia, la probabile provenienza dell’altare dalla cappella di Braccio Baglioni alla Porziuncola indica in questo personaggio il committente più accreditato. Commissione forse “legata ad un qualche episodio significativo nella travagliata vita del Signore di Perugia, che lo avesse indotto a lasciare nel celebre Santuario una tangibile testimonianza di affezione e di concordia” (Giancarlo Gentilini, 2001), negli anni precedenti la morte di Braccio avvenuta nel 1479.