se la predica è più lunga del messale
Gli assisani, nauseati dal sugo finto infrasettimanale, santificano la domenica con un corposo ragù di carne che dopo la cottura deve riposare. Purtroppo, la mattina del settimo giorno, quando la messa è finita e tutti dovrebbero andare in pace, il tempo che separa dal pranzo sembra appena sufficiente a far bollire l’acqua della pasta. Ne discende che il rito del ragù deve concludersi prima di celebrare i santi misteri. Non a caso gli imprevisti tra i fornelli sono la principale causa dei ritardi nel varcare la sacra soglia della chiesa. Una dolorosa scelta attende madri e nonne: bono il sugo o bona la messa? Mentre prima della Riforma Liturgica la partecipazione era ritenuta valida con la presenza dal Credo, oggi è dirimente assistere alla lettura del Vangelo. Ben altre sono le dovute considerazioni sul Natale. Il brodo per i cappelletti non è condizionante e la messa di mezzanotte può avere inizio nella pienezza dell’assemblea. Quale unico nodo liturgico da sciogliere permane il dubbio sulla possibilità di addormentarsi tra i banchi. Successivamente alla confessione di Papa Francesco, che non ha fatto mistero di essersi più volte assonnato pregando, il predicatore compiaciuto indulge nel peccato più del fedele appalluccato.