Roscio Malpelo e Dante Alighieri
Schizza veleno / Scoccia bicchieri /
Magna ciambotte. Crepa stanotte.
Il rischio contagio in tempo di pandemia sembra aver accresciuto ataviche paure. Il contatto con un estraneo e diverso fa traballare le certezze rette su immemorabili abitudini o assonanze. Ben prima della dilagante xenofobia e mai sopita omofobia, sono stati i “rosci” di barba e capelli a rappresentare una fantasmatica minaccia, venendo a lungo demonizzati e dileggiati. Nelle scuole elementari di Assisi, tra le prime tiritere consegnate dalla sapienza/insipienza collettiva alla memoria di ogni scolaretto, tutti ricordano “roscio malpelo, schizza veleno, magna ciambotte, crepa stanotte”. I popolari versi trovano forse ispirazione nella novella di Giovanni Verga “Rosso Malpelo”, dove il ragazzo è apostrofato “malizioso e cattivo, un brutto ceffo, torvo, ringhioso, selvatico”. Mangiare ciambotte è solo una conseguenza espressiva, peraltro recuperata alle scuole medie per disprezzare anche il sommo poeta. Nel settecentesimo anno dalla sua morte, ricordiamo le terzine incatenate della Commedia non meno di una quartina a rima baciata: “Dante Alighieri, scoccia bicchieri, magna ciambotte, crepa stanotte”.