Processione spezzata, disgrazia assicurata
Esplorando oltre la dimensione devozionale e penitenziale, le processioni hanno una precisa finalità, pur nella inconsapevolezza dei più. Attraverso l’ausilio di paramenti e simulacri, la trascendenza abbandona il luogo sacro del culto e occupa lo spazio profano, col chiaro intento di estendere la protezione oltre il perimetro canonico. Mentre durante la santa messa l’assemblea dei fedeli costituisce un unicum col sacerdote e solo apparentemente si compie un’azione teatrale, nelle processioni si crea puntualmente una dicotomia tra il corteo (sacro) e il pubblico (profano). Qualora la processione del Cristo Morto dovesse spezzarsi con una evidente cesura nel suo incedere, il sacro in itinere lascerebbe un facile varco a quel profano tanto incline al peccato. La disgrazia è certa quando, al cospetto dei cruciferi esitanti, c’è chi attende solidale e chi ne approfitta per staccare gli altri, facendo si che “Cristo e i lanternoni toccano sempre ai più cojoni“.