Assisi con tre esse: stronzi, salite e sassi.
Le tre parole non suonano propriamente come sole, cuore e amore nelle canzoni e nelle poesie. Il nostro proverbiale adagio, senza consegnarci l’ennesima cartolina della città, ha comunque avuto fortuna. Non meno legittimamente, si sarebbero potute associare le tre esse a santa, serafica e souvenir, ma così non è stato. La scelta lessicale pose una comunità allo specchio e l’immagine riflessa non è mistica, né edulcorata. L’estrema sintesi ha messo a nudo i consonanti limiti tra le vocali e le virtù. L’appellativo stronzo ha seguito l’evoluzione del significato lessicale. Non ha più una connotazione offensiva, né richiama a crudeltà. Sottende, piuttosto, la caratteristica di persone che facilmente cadono in errore. Un po’ duri a capire, meravigliati e immobili, come il richiamo ai sassi lascia intendere. Vie e vicoli sul crinale di un colle, infine, ci hanno resi consapevoli che la vita non sarà mai in discesa senza aver provato la fatica di una salita.