Piero Mirti è nato ad Assisi nel 1930, e qui si è spento nel 1996.
Figlio di un maestro elementare del quartiere di San Pietro, di famiglia saldamente assisana, Piero Mirti fu da subito Pierino, e tale restò familiarmente per i suoi concittadini. Il senso delle radici, del debito ancestrale verso la propria terra lo accompagnò fedelmente, con un fondo di struggimento fatalista che appannava spesso, abbellendola, la sua vitalità.
Sul versante pubblico della sua non lunga vita Piero Mirti ha lasciato un segno in ambiti differenti, tenuti però assieme dal primato della parola. Gli assisani lo hanno conosciuto avvocato, ma anche giornalista, e poeta, e scrittore, e animatore culturale. Né dimenticano il suo impegno politico e istituzionale – declinato secondo le molte inclinazioni di un uomo colto e d’ingegno – verso il proprio territorio. Difficile dire quale di questi ambiti, tutti irrigati da una grande capacità di lavoro e da una passionalità temperata da una razionalità illuministica, sia stato egemone sugli altri. Forse la politica, di per sé generalista, o forse ha solo vinto il prepotente desiderio di lasciare un segno nella storia di una collettività cui egli apparteneva senza riserve.
Agli studi liceali seguirono la laurea in giurisprudenza e la professione di avvocato. Ma il dopoguerra chiamava all’impegno, e lo vide attestarsi su posizioni di sinistra nella tradizione socialista, e spendersi prestissimo in ruoli istituzionali: consigliere comunale ad Assisi già nel 1956, lo restò fino al 1983. Gli anni ’60 lo trovarono sindaco di Bastia Umbra, protagonista della nuova stagione politica di una città che si scrollava di dosso il paternalismo aziendale per lanciarsi in uno sviluppo impetuoso. Negli anni ’70 fu vicesindaco di Assisi, consigliere provinciale, presidente dell’Azienda di promozione turistica e anche del Calendimaggio, e soprattutto sfiorò per un soffio l’elezione a senatore della Repubblica: un’occasione che al comprensorio non capiterà più. Ma i tempi cambiavano, e Mirti (che non era un uomo per tutte le stagioni) sentì il craxismo come una mutazione genetica inaccettabile.
Una rinuncia sofferta, quella alla politica, che si incrociò con dolori più privati e gravi. Crebbe però corrispettivamente l’impegno nella poesia e nella narrazione, con risultati notevoli. Uomo seducente, ma anche solitario fino alla misantropia, Piero Mirti ha lasciato dietro di sé il rimpianto di un’occasione perduta: forse per se stesso ma certamente per la sua città così amata.